Il Messaggero (B. Saccà) – Joseph Blatter, ormai, è circondato. Da tempo l’Fbi ha cominciato a sbriciolare il grande impero del presidente dimissionario (e sospeso) della Fifa, e proprio ieri la britannica Bbc ha annunciato che la polizia federale statunitense lo avrebbe indagato per corruzione. Un passaggio storico. Fosse confermata l’indiscrezione, non sarebbe quindi un’assurdità immaginare un arresto dello stesso Blatter entro qualche settimana. Scendendo nel dettaglio, va detto che gli investigatori avrebbero deciso di approfondire la funzione ricoperta da Blatter nella cornice del pagamento di una tangente di 100 milioni di dollari, trasferita negli anni Novanta da una società svizzera di marketing, la Isl, all’allora presidente della federcalcio mondiale Joao Havelange, il predecessore di Blatter. Tanto per ricordarlo, tra 1981 e il ‘98 Blatter è stato il segretario generale della Fifa. Cento milioni circa di tangente, dunque. Un oceano di denaro, destinato ad assicurare alla Isl i diritti televisivi e marketing legati ad alcune competizioni calcistiche.
Bisogna inoltre sottolineare che a coinvolgere in via diretta Blatter sarebbe addirittura Havelange, che in una lettera ammetterebbe di aver incassato i soldi dalla Isl e accuserebbe il dirigente svizzero di essere «a conoscenza di tutte le attività». Blatter sapeva, insomma, anche se ha sempre negato. Oltre tutto, dall’inchiesta sarebbe toccato anche l’ex numero uno della federcalcio brasiliana Ricardo Teixeira, indagato (non per caso) giovedì scorso insieme ad altri membri del Comitato esecutivo della Fifa. E così, dopo mesi di investigazioni e di arresti, gli americani sarebbero riusciti a mettere a fuoco la strada esatta per intrappolare Blatter nella rete della giustizia. Perché, in fondo, questo è il vero obiettivo degli Usa, feriti nell’orgoglio per essere stati battuti dal Qatar nella corsa all’assegnazione dei Mondiali del 2022: smascherare ogni reato commesso all’interno della Fifa e punire i colpevoli. Animati da una sete di legalità, gli americani hanno giurato guerra a corrotti e corruttori. «Non riuscirete a farla franca», ha tuonato il procuratore generale Loretta Lynch. E conoscere i propositi statunitensi può senz’altro aiutare a inquadrare lo sviluppo degli eventi. A Washington d’altronde si sentono raggirati e, nella certezza di aver subìto un torto, pretendono di ripulire il pianeta del pallone, e magari di essere ricompensati con la riassegnazione del Mondiale del 2022.
VENERDÌ IL VERDETTO – Intanto è utile annotare che le indagini dell’Fbi sfiorano ma non intrecciano il cammino del Comitato etico della Fifa. Come si sa, il Comitato ha chiesto la radiazione di Blatter e di Michel Platini, a condanna del pagamento di 1,8 milioni di euro disposto dallo svizzero a Le Roi nel 2011. Gli avvocati di Platini hanno spiegato che quella retribuzione era motivata e trasparente: e hanno trovato un verbale della Uefa che lo certifica. La lettura della sentenza è prevista per il 18 dicembre. Sospeso in via preventiva da ottobre al prossimo gennaio, Platini non può però partecipare alla corsa verso le presidenziali del 26 febbraio. Così, si è rivolto al Tas, che deciderà «entro venerdì»se confermare la sospensione. Oggi i legali delle parti si riuniranno in un’udienza. È il tempo dei verdetti.