Dopo la frana, la Roma conta i danni. Il fallimento sportivo ha travolto con la sua impetuosa carica negativa anche il bilancio, che già nella semestrale di dicembre aveva fatto registrare un rosso di 27,1 milioni. La Champions League sarebbe stata una benedizione ma anche l’Europa di serie B avrebbe rinfrescato il forziere di Trigoria, in sofferenza da molti anni. Invece niente. Con Luis Enrique, che oggi compie 42 anni, la squadra è rimasta fuori dal calcio internazionale per la prima volta in quindici stagioni, creando imbarazzi anche al settore finanziario.
IL CALCOLO – Entriamo nel dettaglio: la partecipazione all’Europa League avrebbe garantito almeno 10-15 milioni di ricavi Uefa, a seconda del numero di partite giocate, visto che la riforma delle coppe voluta da Platini ha valorizzato questo torneo rispetto alla vecchia Coppa Uefa. Basti ricordare che il Villarreal, semifinalista della scorsa edizione, ha incassato 9 milioni di premi escluso il botteghino. Con la passione del tifo romanista, la cifra sarebbe stata molto più alta: se ricordiamo il brutto playoff contro lo Slovan Bratislava, il lato positivo venne proprio dall’affluenza di pubblico, che fornì 785.000 euro di fiducia alla società e alla squadra.
BEFFA DOPPIA – Proprio quell’eliminazione ha peggiorato, per non dire raddoppiato, la catastrofe economica. Se la Roma fosse andata avanti in questa edizione dell’Europa League, avrebbe ottenuto altri 10-15 milioni. Il totale di mancati premi è quindi quantificabile tra i 20 e i 30 milioni. Ma a questi si possono aggiungere gli introiti che sarebbero derivati da operazioni di marketing collegati all’esportazione del marchio As Roma fuori dall’Italia. La società ha stretto un accordo importantissimo con la Disney e ha organizzato una tournée negli States. Ma niente fa pubblicità quanto la visibilità delle grandi partite. (…)
IL MERCATO – E i conti non tornano nemmeno per la campagna acquisti. La Roma ha venduto Vucinic, Menez e Riise e infilato a Trigoria tredici giocatori nuovi: Stekelenburg, Josè Angel, Kjaer, Heinze, Pjanic, Gago, Bojan, Lamela, Osvaldo, Borini, Nego, Tallo e (a gennaio) Marquinho, registrando un saldo negativo superiore ai 40 milioni, che erano considerati indispensabili per rifondare un gruppo di giocatori scarico. Capace però di fare dieci punti in più della Roma attuale.
INVENTARIO – Alla fine, il primo anno della gestione di Baldini-Sabatini-Luis Enrique ha provocato perdite (tra spese effettuate e incassi non raggiunti) superiori ai 70 milioni. Senza valutare i costi degli stipendi, che la società è riuscita ad abbassare di circa il 10-15 per cento. E’ possibile, anzi prevedibile, che buona parte di questi 70 milioni frutteranno nel medio-lungo periodo: calciatori come Pjanic, Osvaldo, Lamela, Stekelenburg sono un capitale che la Roma può ancora valorizzare. Ma di sicuro nella prima stagione italiana non hanno giustificato il prezzo del loro acquisto.
STRATEGIE – Se uno dei primi obiettivi della nuova società era incrementare i ricavi, come ha ammesso l’amministratore delegato Fenucci, l’esclusione dall’Europa spinge in direzione esattamente opposta. E costringerà gli azionisti, sia in America che nella quota Unicredit, a immettere altri liquidi. Anche oltre l’aumento di capitale, la cui prima parte di 50 milioni dovrà partire entro la fine di maggio. Ma il punto è che dagli Stati Uniti i proprietari (Pallotta soprattutto) non sembrano intenzionati ad aprire il portafogli. E allora il consorzio spera di reperire i fondi attraverso l’ingresso di nuovi soci. Che ancora non ci sono.
Corriere dello Sport – Roberto Maida