Il difensore della Roma, William Bianda, ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni di Onzemondial.com. Queste le sue parole:
Hai una storia da raccontare riguardo tuo papà?
No, non proprio. Ma quello che posso dire è che ogni volta che finisco un incontro non mi ha mai detto: “William, sei stato bravo”. Davvero mai. Mai, mai, mai. Non si è mai congratulato con me dopo una partita. La prima volta che mi ha detto “It’s good”, è solo di recente dopo la mia prima partita col Lens. E’ stata la prima volta che me lo ha detto (ride, ndr). Penso che questo modo di fare le cose mi abbia aiutato. Se avesse sempre detto: “Va bene”, mi sarei adagiato sugli allori.
Come hai vissuto la scoperta di questo nuovo mondo?
All’inizio ero felice, ho scoperto le cose con gli occhi spalancati, l’ho amato. Non appena sono iniziate le cose serie, non è stato lo stesso. Ho subito capito che ero in un club professionistico e che non c’era più da ridere. Avevo gli allenamenti, poi le mie lezioni private, tutto era molto quadrato. Quando ero al Red Star gli allenamenti erano buoni, ma quello era un altro livello. A Lens, tra lezioni, formazione, studio, cura e recupero, tutto era programmato. Non lo sapevo! Quando ero a Saint-Ouen, sono andato ad allenarmi direttamente a stomaco vuoto dopo le lezioni (ride, ndr). A Lens, quando ho visto la struttura professionale e gli allenatori, ho sentito immediatamente che tutto era fatto per uno stesso scopo: raggiungere il livello più alto. Esempio, quando gli allenatori ci hanno parlato, ci hanno parlato proprio negli occhi. Quando non eravamo bravi, ci dicevano chiaramente le cose cercando di darci una tabella di marcia con le cose da migliorare. Ci ha aiutato a progredire.
Hai scelto l’AS Roma ma altri club ti volevano …
Sì, certo. Ma ho scelto la Roma per i miei progressi. Capisci? Ho scelto la Roma per diventare un riferimento nella posizione di difensore. Vedi, oggi, stiamo parlando di un ragazzo come Sergio Ramos. Io, domani, voglio parlare di me allo stesso modo. Voglio quelli di 14 e 15 anni che dicano: “Hai visto William Bianda? È troppo forte”. Io parlavo di ragazzi come Ramos, Varane e Thiago Silva quando ero piccolo. Voglio che sia lo stesso con me. E per questo, ho molto, molto lavoro da fare. Ma sono pronto a lavorare come un matto.
Cosa significa essere considerato un giocatore molto promettente?
Mi fa piacere ricevere complimenti. È una cosa bella. Cercherò di confermare tutte le speranze riposte in me. Confermerò le speranze riposte in me! Darò il meglio.
Sei conosciuto per la tua tecnica, vedendoti così, non diremmo…
Non dobbiamo fidarci delle apparenze (ride, ndr). È vero che si può pensare che io sia un cavallone. Ma non lo sono affatto. La mia tecnica è la mia prima qualità, perché ho giocato a centrocampo e mi porto dietro questo background. Mi piace toccare la palla. Stai attento, quando devo essere cattivo in un duello, sono cattivo.
La nazionale che cosa rappresenta per te?
È qualcosa di grande! Essere chiamato in Under 19 è un orgoglio. Non c’è nulla di più bello di rappresentare il tuo paese. La nazionale è un sogno. Ogni volta che sono chiamato mi sento molto onorato. Sono sempre felice di essere convocato.