Fabio Bertolacci, papà di Andrea, prossimo centrocampista del Milan, ha parlato del figlio ai microfoni del Corriere dello Sport:
“Ha cominciato come tanti bambini. Ha fatto nuoto, basket, poi ha scelto il calcio. È arrivato alla Roma dal Divino Amore, quell’anno in sette passarono a Trigoria. La prima squadra di Andrea è stata l’Eur Olimpia. Arrivò alla Roma sotto età e ha sempre giocato con i più grandi. Noi gli abbiamo sempre trasmesso i valori sani dello sport: puoi arrivare solo attraverso il grande sacrificio. Ho sempre cercato di educare Andrea con questi principi, calciatori non si nasce, si diventa. Gli abbiamo sempre detto di non esaltarsi nei momenti di successo e neppure di demoralizzarsi nelle difficoltà. Quando era ragazzo non trovava spazio nella Roma e stava tornando nelle squadre di quartiere. Invece lui decise di restare, sopportando in quel periodo di non giocare la domenica, perché contava sulle sue qualità. Ho insegnato ad Andrea a scalare la montagna, più dal punto di vista mentale, che atletico“.
“Poi, mio figlio ha la fortuna di essere seguito da uno dei migliori procuratori. Pensavamo che con Lucci potesse fare un buon percorso ed è stato così. Non abbiamo mai messo pressione ad Andrea. Quando non trovava spazio nelle giovanili della Roma io suggerii di tornare nella squadra del quartiere. Ma una dote di Andrea è la cattiveria agonistica, lo spirito di sacrificio nel raggiungere i traguardi. Anche a discapito della sua stessa vita, anche a costo di fare rinunce“.
Milannews.it