Giorno di presentazioni per Andrea Belotti. Il nuovo centravanti della Roma ha risposto infatti alle domande dei giornalisti dopo l’approdo alla Roma. Queste le sue parole:
Inizia Tiago Pinto
“Buonasera a tutti, siamo qua per fare la presentazione di Andrea. Voglio dire solo due-tre cose: portare un giocatore italiano ci ha permesso di migliorare la nostra rosa. Ma è molto importante dire il modo, l’atteggiamento e tutte le persone che lavorano con lui è stata incredibile. La sua voglia di venire ha aiutato tantissimo. Non sono io che devo parlare del giocatore: 100 gol parlano per se stesso, per me è importante portare giocatori chee sentono la maglia e vogliono giocare per questo progetto. Andrea è un buon esempio per questo. Sicuro sarà felice alla Roma, sarà mio compito farlo felice.
BELOTTI
L’anno scorso hai segnato meno rispetto al solito. Quali sono le motivazioni della cifra diversa?
L’anno scorso ho avuto una stagione turbolenta, ho avuto infortuni accidentali. Il primo un calcio sul perone e il secondo muscolare del flessore e un altro ancora un pestone sulla caviglia. La maggior parte sono stati accidentali e mi hanno tenuto fuori un po’ di più. Non è mai facile quando inizi a prendere la condizione, è stato tutto un sali scendi. Ne ho giocate di meno rispetto allo standard.
Che sfida è questa per te?
È stata una estate un po’ particolare. Il mercato è iniziato tardi rispetto al solito, ci sono stati giocatori che sono rimasti svincolati per molto tempo. La mia priorità era di venire a Roma, qua ho un progetto importante e una società con grandi ambizione ed era quello di cui avevo bisogno. Durante il mio periodo non cercavo un contratto, ma un progetto che fosse il caso giusto per me. Penso che la Roma era l’opportunità migliore per me. Non ci ho mai pensato. So che c’è un giocatore forte come Abraham qua, ma è uno stimolo a migliorarmi. Qua tutti sono forti.
Come stai fisicamente?
Mi sono allenato con un preparatore atletico perché sapevo sarei arrivato dopo e volevo farmi trovare subito pronto. Sono arrivato qui, ho fatto due allenamenti e poi ho giocato 10 minuti. Fisicamente sono a posto, però certo ci vorrà del tempo. Devo affinare i meccanismi di squadra, capire cosa chiede il mister, ma sono a disposizione. Devo solo lavorare, lavorare e lavorare.
Sei arrivato da cinque giorni, Roma prima in classifica. Hai visto l’atmosfera che c’è. Secondo te si può fare di più del quarto posto?
Campionato strano per via del mondiale. Ma la vedo una opportunità dei giocatori che non fanno il mondiale per poter allenarsi. Rosa ampia, ci sarà bisogno di tutti. Io penso che l’obiettivo per la Roma sia vincere partita per partita, quella deve essere la cosa principale. Noi siamo la Roma e dal primo giorno ho percepito la voglia che c’è di vincere, anche solo in allenamento. È un messaggio che deve passare sempre: la Roma può vincere ogni partita. Poi dove arriveremo si vedrà alla fine. Non bisogna mai porsi dei limiti. Portare a casa i tre punti partita per partita.
Quando hai saputo la prima volta dell’interesse della Roma? La festa per la vittoria della Conference ha influito per convincerti?
A luglio c’è stato un primo contatto con il direttore, ma non si poteva concretizzare perché la Roma aveva molti attaccanti. Nell’ultima settimana il direttore mi ha chiamato per chiedermi 72 ore di tempo e io ho dato piena disponibilità. La Roma era la mia priorità anche se non c’era stato niente all’inizio. Poi in 2-3 giorni si è fatto tutto ed è stato tutto molto veloce. La festa sì l’ho vista, è stata bellissima. Uno spettacolo bellissimo che dimostra l’unione tra la Roma e i suoi tifosi.
Come vivi la convivenza con Abraham? Ritrovi Dybala dopo tanti anni, cosa provi?
La concorrenza è un’opportunità per crescere e migliorare. Abraham è un attaccante di grande livello e questo mi stimola a fare sempre di più in ogni allenamento. Con Paulo ci siamo ritrovati, è stato bello. Le prime parole sono state sul percorso che abbiamo fatto. Siamo andati via insieme da Palermo per andare a Torino, ma in due squadre diverse, e ora ci siamo ritrovati. A Palermo eravamo ragazzini, ora ci siamo ritrovati molto più maturi.
A livello personale, l’accoglienza che hai avuto all’Olimpico. Che sensazioni hai avuto?
È stato magico. È stato bello vivere tutto quello che è successo, i compagni sono entrati per il riscaldamento e io sentivo i tifosi che mi cercavano. Ho percepito l’affetto dei tifosi sulla pelle. Sono entrato, ho alzato lo sguardo e ho visto tutta quella gente. Un conto è sentirne parlare, un conto è viverlo. L’inno cantato, l’atmosfera, è stato tutto fantastico. È stato come vivere un sogno, peccato non aver segnato ma è stato comunque bellissimo.