La Gazzetta dello Sport – Cristante è stato l’avversario diretto di Bellingham, ma non si può dire che il centrocampista della Roma si sia incollato a lui per una marcatura ossessiva, a uomo. Cristante lo prendeva quando gravitava nei suoi paraggi e lasciava che fossero i difensori ad assorbirlo nei momenti in cui Bellingham attaccava l’area. Nel primo tempo, su un cross di Trippier da sinistra, è stato Udogie a saltare su Bellingham. Una gabbia mobile. Cristante non ha sacrificato se stesso sull’altare del controllo del numero 10 dei bianchi.
Così ha preso forma il paradosso del 2-1 inglese, un contropiede architettato da Bellingham. Il 10 ha recuperato la palla in tackle al limite della sua area e – servito da Foden, con Cristante disperso e arrancante – si è lanciato in una galoppata imperiale: sombrero su Scalvini e assist per l’assolo di Rashford. Un’azione in cui Bellingham ha mostrato la sua totalità: recuperare palla, condurla per 30-40 metri, rifinire. Un giocatore formidabile, capace di rendersi invisibile a qualsiasi radar e di diffondersi ovunque tra un’area e l’altra. Né Cristante né la gabbia potevano bastare.