Seduto vicino a De Rossi, per dare e illustrare i termini del contratto e rispondere alle altre domande rivolte a lui. Il direttore generale della Roma Franco Baldini sa di aver ottenuto un grande risultato. E senza clausola: «In due mesi è uscito di tutto. Parlare ora di qualcosa che non esiste mi sembra difficile. Se ne è parlato brevemente, e per cifre diverse da quelle che sono uscite. Più alte…» .
Tra lui e De Rossi sembra esserci intesa. In più di un momento della presentazione dell’accordo, i due si scambiano battute e risate. Come quando il centrocampista dice che per diventare come Totti «ci metterei la firma» , il dg è attento e subito risponde «un’altra..?» . Il mattatore è De Rossi, ma Baldini si diverte. Ad esempio ride quando De Rossi afferma di non aver ancora ben capito chi sia il presidente della Roma parlando di «presidenti…» . E ancora sulla fuga dei talenti dal calcio italiano, De Rossi risponde con «la fuga dei cervelli…» .
(…)Baldini osserva, ascolta e si diverte come il resto della platea. Poi, spiega ancora una volta il disegno che ha in mente la Roma, quello che ha anche convinto De Rossi a restare: «Vogliamo fare calcio in un certo modo, che la crescita globale di cui ha parlato Daniele consentirà di fare. Un calcio che possa essere bello e vincente. Non è stato definito l’orizzonte temporale per arrivare a vincere, ma nessuno ha mai detto che il progetto non sarà vincente. Quanto c’è da aspettare? Non lo sappiamo, dipende anche dalla qualità del nostro lavoro e degli altri, ma quello è l’obiettivo. Voglio rendere onore a De Rossi, ma anche tirargli un po’ le orecchie, perché parla di un contratto che era quello che voleva fin dall’inizio (De Rossi ha detto che la cifra che lui voleva era quella e quella è rimasta, ndr).
«Ma c’è stata una trattativa lunga e complessa in cui ognuno ha usato le armi negoziali che aveva a disposizione. Chiaramente lui (De Rossi, ndr) ne aveva di più e alla fine ha avuto ragione. Devo dargli atto che le squadre più prestigiose ed esotiche avevano offerto cifre che non vale la pena nominare, credo che la scelta non sia stata fatta per soldi. Credo che abbia verificato la possibilità di arrivare a vincere, anche restando a Roma» . Ma gli altri progetti non avevano convinto De Rossi? «Mi avevano convinto eccome…». E giù altre risate.
Corriere dello Sport – Alberto Ghiacci