La decisione l’aveva presa già prima del derby di Coppa Italia perso con la Lazio, e l’aveva comunicata al presidente James Pallotta. Per questo le dimissioni di Franco Baldini ieri pomeriggio non sono state una sorpresa dentro Trigoria.
Sarebbero anzi arrivate molto prima se il d.g. non avesse dovuto mettere la sua firma sulla cessione al Fulham del portiere olandese Maarten Stekelenburg. Ufficializzata quella – la Roma incasserà 5.6 milioni di euro, una cifra considerevole visto che due stagioni fa era stato pagato 6.3 – Baldini ha potuto salutare tutti, dopo meno di due anni (è arrivato a ottobre del 2011) in cui le delusioni sono state superiori alle soddisfazioni.
«Voglio ringraziare la proprietà – le sue parole – per l’opportunità che mi è stata data. Sono stato benissimo a Roma e auguro il meglio per il club, i giocatori e tutti i tifosi». Per Baldini ha avuto parole di gratitudine James Pallotta («Ha avuto un ruolo importante nel lancio del nostro progetto, gli auguriamo il meglio per le sue attività future») che già una volta aveva rispedito al mittente le sue dimissioni. Il testimone del d.g. sarà ora raccolto dal CEO Italo Zanzi: «La nostra priorità rimane il successo sul campo, abbiamo fiducia nel nostro futuro e vogliamo continuare a costruirlo sulla base del talento che abbiamo assemblato in questi due anni».
Zanzi sarà il referente dentro Trigoria del presidente Pallotta mentre a Walter Sabatini rimane il pieno controllo dell’area tecnica. Sarà lui a scegliere il nuovo tecnico che, su richiesta della proprietà, dovrà essere uno che abbia già dimostrato di saper vincere. Con Blanc e Rudi Garcia sempre in stand-by, prende sempre più quota l’ipotesi Roberto Mancini che, dopo gli abboccamenti dei giorni scorsi, ieri sera ha avuto un contatto diretto con un dirigente giallorosso. L’ostacolo non sarebbe l’ingaggio – i 3.5 milioni proposti ad Allegri sarebbero sufficienti – ma il ruolo di manager all’inglese che il tecnico di Jesi vorrebbe avere, oltre alle garanzie di una squadra competitiva. Una figura finora sconosciuta al calcio italiano e che intriga il presidente Pallotta, ma che rischia di andare in conflitto con quella di Sabatini, soprattutto perché Mancini chiederebbe di avere voce in capitolo per quanto riguarda il mercato. E quello, fino ad oggi, è stato il regno di Sabatini.
Corriere della Sera – G.Piacentini