REPUBBLICA.IT (F.BIANCHI) – Domani il consiglio federale della Figc approverà il primo pacchetto di riforme voluto dalla nuova gestione Tavecchio. Verranno messe ai voti cinque proposte: 1) Rose ridotte a 25 giocatori di cui 4 tesserati cresciuti nel vivaio e altrettanti di formazione italiana. E’ lo stesso sistema delle Coppe europee: da noi sarà in vigore dalla stagione 2015-’16 per consentire ai club di adeguarsi (ora molte società hanno circa 30 giocatori in rosa) e dovranno smaltire circa un’ottantina di calciatori. Secondo la Figc questo favorirà l’impiego dei giovani italiani e potrebbe anche, si spera, abbassare i costi e gli ingaggi. Il sindacato calciatori potrebbe votare contro: voleva più tempo a disposizione per adeguarsi, temendo che possa crescere il numero dei disoccupati. Ma chi è sotto contratto non sarà certo cacciato da un giorno all’altro, sono previste deroghe e un “percorso di accompagnamento”. 2) Extracomunitari: su due nuovi ingressi, uno dovrà avere un curriculum di convocazioni e presenze nella Nazionale del suo Paese. Niente più illustri sconosciuti. Qui la Figc “tavecchiana” si ispira alla Premier League. 3) Fair play finanziario sul modello Uefa (chi avrà il bilancio in rosso non potrà più fare acquisti indiscriminati). 4) Abolizione albo procuratori (come vuole la Fifa). 5) Incompatibilità-decadenza dalla cariche societarie.
Si metterà mano, per fortuna, anche alla tratta (vergognosa) dei baby-calciatori stranieri: sinora qualche club spregiudicato prendeva i “giovani di serie” in Ghana o in Brasile senza che fossero mai stati tesserati per un club della loro Nazione. Talenti scoperti sulla spiaggia? Mah… E questi giovani venivano comprati e rivenduti, in un mercato europeo: e alcuni non si sa nemmeno che fine facevano. Ora, per fortuna, si cercherà di mettere un freno: i ragazzi dovranno essere accompagnati dai genitori e in Italia dovranno frequentare almeno 4 anni di scuola.
Dopo questo primo passaggio in consiglio federale (meglio di niente rispetto al passato), adesso tocca, o almeno dovrebbe toccare, alla “madre di tutte le riforme”, come la chiama Tavecchio. La riforma dei campionati. La serie A dovrebbe scendere da 20 a 18 squadre, la B da 22 a 20 e la Lega Pro, ora a 60, non si sa (c’è chi la vorrebbe a 40, ma Macalli si oppone). Andrea Abodi, presidente della Lega cadetta, si è molto battuto ma non c’è ancora un accordo. La serie A non si è mai riunita per esprimere un suo parere: ci sono 15 club (su 20) d’accordo sul taglio? Non si sa, ma in base ad alcuni sondaggi pare poco probabile. E poi fra A e B si è discusso sinora su retrocessioni-promozioni. La formula proposta da Maurizio Beretta (una retrocessione-promozione diretta, l’altra attraverso i playoff) non convince Abodi, e i suoi club che temono di essere penalizzati. Ma questa riforma è urgente, per risparmiare e rendere i campionati un po’ più interessanti (per gli spettatori ma anche per le tv). Si troverà una soluzione? Un’altra battaglia che il presidente Figc vuole vincere è quella dello ius soli sportivo. Fa parte del suo programma. Ma non è facile anche perché dal mondo politico, su questo fronte, non arrivano mai segnali incoraggianti. La Figc dovrà sbrigarsela da sola. Il consiglio di domani tratterà anche l’argomento delle violenze nei confronti degli arbitri-ragazzini: allo studio misure più pesanti nei confronti dei club coinvolti. E fuori dagli stadi i tesserati violenti. […]