Ciao Capo, auguri, quanti sono?

Va beh, lasciamo perdere anche perché qualcuno mi ha detto che lì in Australia fate come col boomerang, gli anni tornano indietro, o forse si fermano e si rimane eternamente come ci ricordano. Non per niente siete dall’altra parte del mondo.

Non ti preoccupare, non sarò prolisso, i soliti dieci secondi – maledizione quanto mi mancano anche loro, con la tua espressione che stava a significare “che rompi…” – per esternarti una considerazione.

Come te, odio partecipare ai matrimoni, quando devi per forza adeguarti ad una gioia spesso forzosa e ad una confusione della quale alla nostra età si farebbe volentieri a meno. Eppure, a luglio sono stato invitato a due di queste spiacevoli cerimonie e me ne sono sentito felice, partecipe, onorato.

Non sto a raccontarti di quello che è successo, specie il primo te lo sarai spizzato (si dice così con le carte, mi pare) fino ad imparartelo a memoria.

Nella loro diversità, c’è stato un filo comune, un canovaccio con un solo interprete principale.

Anna Giulia che entra in sala sulle note della Signora in Rosso, le sue amiche che leggono una lunga lettera dove parlano di te, da una parte; quel fetente di Alessandro che dedica uno scritto a Matteo, ricordando il nostro amico in Australia o quel Peter Pan di Pierino che continua a chiedermi: “Avvoca’, che avrebbe detto Massimo?”, dall’altra.

Già sapevi queste cose, lo so, ma molti le ignoravano. Mi sono chiesto in quelle occasioni, e continuo a chiedermelo, visto che ci unisce il tuo indelebile ricordo, ma non sarebbe bellissimo se dimenticassimo quanto ci divise?

Daje, va, pensece te.

Auguri di nuovo, ma quanti sono?

Avv. Mario Stagliano