Il derby all’improvviso. Il fulmine che proprio non ti aspetti a inizio campionato e a fine estate. Subito la Partita, senza aspettare nessuno. Ore 18 all’Olimpico: allerta codice giallo della protezione civile, dall’afa al temporale, come se niente fosse. Lo stadio, e a prescindere dal maltempo, mostra però la cornice che merita la sfida: almeno 50 mila spettatori. La Lazio entra in campo davanti alla Roma. La classifica è lì a rappresentare il momentaneo primato cittadino. È solo la partenza, ma il testa a testa sarà il leitmotiv calcistico della Capitale per l’intera la stagione: Inzaghi e Fonseca presto rappresenteranno l’Italia nell’Europa League, ma il pensiero di entrambi va oltre. Guardano già alla Champions. L’unico posto a disposizione in Serie A sembra essere solo il 4°.
Intrigante il duello, anche tatticamente. Mirata la preparazione del match. La Lazio e la Roma sono già diverse. Perché gli allenatori cambiano subito la formazione schierata alla prima giornata. Non concedono il bis. Vogliono la perfezione per il derby e danno spazio a Leiva e Zappacosta. Inzaghi va sul sicuro e, per il 3-5-2, sceglie la squadra base. Sono i migliori a disposizione. Sulla traccia lavora da anni, aggiornata nel finale della scorsa stagione con l’inserimento di Correa accanto a Immobile. Paulo Fonseca, invece, cerca l’equilibrio che, appena ha messo piede in Serie A, è evaporato nella notte del debutto all’Olimpico. Si copre e non è nel suo stile. Perché, nel 4-2-3-1, Alessandro Florenzi lascia il posto da terzino destro e si ritrova alto a sinistra nel rombo offensivo. Non è il giorno ideale per sbilanciarsi: il Genoa, nell’atteggiamento, copia i biancocelesti. E ogni ripartenza, domenica scorsa, è stata fatale. Difesa allo sbando e squadra nel suo assetto vulnerabile. Test, dunque, utile l’aggiornamento.
Il derby precoce è la grande chance per la Lazio. E Leiva, il play di sostanza che si piazza davanti alla difesa, sembra fatto apposta per questo derby. Inzaghi lo considera il guardiaspalle di Milinkovic e Luis Alberto. Perché in attacco la Roma è già affidabile e spavalda: il totem è sempre Dzeko. Ancora non sa, però, leggere la fase difensiva: Fonseca lavora proprio per renderla squadra. Anche per il ritardo di alcuni arrivi a Trigoria: i rinforzi, per ora, sono in stand by. L’attesa per il centrale da affiancare a Fazio e soprattutto in grado di prendere il posto di Manolas: da giovedì c’è Smalling, oggi riserva all’Olimpico perché ancora deve conoscere i nuovi compagni. E si aspetta sempre il sostituto di El Shaarawy, acquisto diventato fondamentale dopo l’ennesimo infortunio di Perotti. Quando si cambia, in panchina e in campo, serve la pazienza. Che spesso, non solo qui, manca ai club come ai tifosi. Insomma la virata giallorossa è lenta, quella biancoceleste già certificata. Lo riporta Il Messaggero.