Attacco al cielo col diktat Spalletti: «Se non si vince fuori dalla Roma»

allenamento roma spalletti

La Gazzetta dello Sport (M.Cecchini) – Per capire il ruolo che ormai il calcio riveste in questo singolare Paese che, come direbbe Vladimir Majakovskij, evidentemente «ha dissipato i suoi poeti», occorrerebbe esaminare brani della conferenza che ha lanciato la vigilia di un match sulla carta eccitante come Sassuolo-Roma, due squadre che giocano bene, fanno spettacolo e giustamente sono nei piani alti della Serie A.

NERVOSISMO – Chiunque potrebbe immaginare discettazioni tattiche oppure, al contrario, oscura pretattica per non dare vantaggi. Invece niente di tutto questo. Si parla di libertà di stampa (tutti d’accordo, pare). E non parliamo di episodi nella Russia post-rivoluzione di Majakovskij (appunto), e neppure del difficile modo di fare informazione in terre di mafia o camorra. Macché. Parliamo di deontologia a seguito di una conferenza post-Palermo (vittoria larga: 4-1) in cui ci sono state, da parte di Spalletti, testate sui tavoli (il filmato è diventato virale) nonché frasi su galline, mangimi e complotti, tanto da far intervenire l’ordine dei giornalisti con una nota di solidarietà a fronte delle accuse del tecnico. Insomma, difficile far finta di nulla: e così stavolta il dibattito – anche fra notizia e interpretazione – come si è concluso? Nel modo più sorprendente, col tecnico che dice: «Io parlo solo con chi dice “Forza Roma”». E invita il giornalista a dire insieme a lui: «Forza Roma» (proposta rifiutata). Immaginate, se l’avesse fatto, dove finiva la povera deontologia fin lì richiesta. Come se un leader politico, in conferenza, desse la parola solo a chi ha la tessera del proprio partito. Impensabile, no? Ecco, nel calcio si può.

DI FRANCESCO OK – Per fortuna, poi, c’è la palla che rotola: e così Spalletti può dare il suo meglio. «La difficoltà maggiore sta proprio nel fatto che il Sassuolo è una squadra allenata da Di Francesco. Già quando faceva il team manager con me studiava da allenatore. Per quello che riguarda noi Juan Jesus ha un risentimento al polpaccio ma può giocare, mentre Strootman è recuperato e parte dall’inizio». Interessante la disamina sui giovani (la leggete a fianco) o sui prestiti che fanno bene altrove. «Difficile indovinarle tutte, e forse qualcuna è stata sbagliata, come Iago Falque». Lucido, poi, è anche sul possibile prestito a gennaio di Iturbe e Gerson. «Che dico, di sì e poi magari li devo usare? A dicembre faremo valutazioni su chi abbiamo usato poco, quando s’arriva a dicembre».

FUTURO – Il buon lavoro di Spalletti, comunque, è innegabile, anche se sul rinnovo il tecnico glissa ancora. «La penna del mio contratto ce l’hanno i calciatori: se non fanno bene è perché io li ho allenati male. Abbiamo la necessità di vincere. L’ambiente è perfetto, le difficoltà è che i tifosi della Roma e Roma hanno bisogno di vincere e qualcuno sente la pressione. Bisogna mettersi nella condizione di sopportarne il peso, altrimenti non si deve stare qui, io compreso. O si portano a casa cose o si manda un messaggio chiaro non portando a casa niente. Non c’e alternativa: fuori. O si rende onore a Roma e alla Roma oppure fuori, via da questa città». Un discorso chiaro. E il futuro, per tutti, comincia a Sassuolo già da oggi.

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