Riccardo Zampagna, uno che ha sempre amato il mondo sottosopra, dice che forse è l’aria di Bergamo che porta a certi eccessi e che comunque uno la voglia di rischiare deve averla dentro. La salvezza in rovesciata. Quella di Denis domenica contro il Sassuolo e le due di Pinilla, l’1 febbraio contro il suo Cagliari, decisiva per la vittoria nei minuti finali e l’altra domenica contro il Torino, emozionante quanto inutile. Risultato: l’Atalanta acrobatica ha messo in tasca la salvezza portandosi a più 7 sulla terz’ultima, il Cesena.
PREMIATA Questione di feeling, dunque. Perché questo è un gesto di rara bellezza che in casa Atalanta negli anni è diventata un’apprezzabile consuetudine. E questione di tecnica. Così la descriveva Luigi “Cina” Bonizzoni (compagno di scuola e amico di Gianni Brera), un maestro di calcio: «Per quanto riguarda il tiro in rovesciata, usato quando il giocatore è costretto a volgere le spalle alla porta, l’avvertenza principale è di cercare di imprimere al pallone una traiettoria tesa. Si tratta di una tecnica difficile, che richiede doti acrobatiche e di coraggio e che comporta il rischio di farsi male cadendo a terra. La sua efficacia consiste nell’imprevedibilità e nella rapidità di esecuzione».
L’umile Zampagna, oggi commentatore tv, titolare di una tabaccheria a Terni e allenatore dilettante, ex di Atalanta e molte altre squadre come Siena, Ternana, Messina, Cosenza, Sas-suolo e Vicenza, aggiunge: «Serve anche impegno, io finito l’allenamento mi fermavo mezz’ora, anche di più, per provare e riprovare. Ricordo che Mutti, stanco di vedermi in campo da solo e al buio, mi urlava sempre di andarmene a casa…». I sacrifici sono serviti: «In carriera credo di aver segnato una ventina di gol in rovesciata». Quello alla Fiorentina il 16 settembre 2007 è stato premiato dall’Associazione calciatori come il più bello della stagione. «Il più difficile, in realtà, perché ho dovuto colpire da terra con una specie di pallonetto per scavalcare Dainelli. Ma il più spettacolare è stato il secondo nel derby col Brescia in B (il 29 aprile 2006, ndr ), perché ero fuori area e ho indirizzato il pallone, c’è stata preparazione. Un gol che a Bergamo tutti ricordano con piacere. E non posso dimenticare quello del 6 maggio 2006, Catanzaro-Atalanta 1-2: la partita della promozione in A». Quali sono gli specialisti di oggi oltre a Denis e Pinilla? «Il primo nome che mi viene in mente è Higuain, ma anche Zaza potrebbe regalarci qualche soddisfazione, perché per cercarsi certi rischi bisogno essere un po’ svitati come me. In senso buono»
ANCHE LORIA E poi ci sono gli altri atalantini acrobatici. Come Cristiano Doni. Il sito Bergamo post indica le sue rovesciate contro il Parma (29 ottobre 2006), il Messina (10 dicembre 2006) e il Brescia (2 aprile 2000) tra le dieci più belle della storia nerazzurra. Come quella di Fausto Rossini che volando nel cielo di San Siro ha punito il Milan il 2 marzo 2003: Atalanta in vantaggio 3-0 e poi raggiunta dopo una rimonta incredibile. Come quella del sorprendente Simone Loria, difensore dai piedi ruvidi, protagonista di una bicicletta pazzesca nel 2-2 a Verona contro il Chievo il 19 novembre 2006. Era stato un anno di grazia per l’Atalanta acrobatica: una lunga serie di prodezze d’autore e la sorpresa finale con l’ottavo posto. Stavolta l’obiettivo era di più basso profilo, ma salvarsi rovesciando il mondo può regalare brividi inattesi.
La Gazzetta dello Sport – G. Longhi