Il progetto di costruire lo stadio della Roma a tutti i costi, anche arrivando a versare tangenti o facendo pressioni sui politici di turno, è più che sufficiente a costituire il «programma criminale» dell’associazione a delinquere che, secondo la procura di Roma, era guidata dall’imprenditore Luca Parnasi. La corte di Cassazione ha depositato ieri la sentenza con cui respinge l’appello degli avvocati Emilio Ricci e Giorgio Tamburrini che a nome dell’imprenditore (ora ai domiciliari) avevano chiesto al Palazzaccio di annullare l’ordinanza di custodia cautelare. Sia contestando l’esistenza dell’associazione a delinquere, sia chiedendone la scarcerazione. Come riporta Il Messaggero, secondo la Cassazione non è vero che il progetto Tor di Valle è «poco indeterminato» dal punto di vista criminale: «Se anche l’unico programma individuato fosse quello dei reati finalizzati alla vicenda stadio va considerato che il programma della associazione criminale deve essere indeterminato in ordine a quanti e quali reati commettere, ma non è escluso che vi sia un termine di durata dell’attività in cui si collocano; non vi è ragione per la quale un’associazione non possa essere progettata per operare a tempo determinato». A non convincere il Palazzaccio è anche l’argomentazione usata più volte dalle difese secondo la quale i dipendenti del gruppo Eurnova non potessero essere anche membri di una associazione criminale guidata dal capo.