La Gazzetta dello Sport (A.Elefante) – Ha vagato per tutta la santa partita con le mani in tasca, lì dove già giovedì sentiva di avere la qualificazione al playoff di novembre. Nervoso, incredulo, forse sgomento, affranto: Gian Piero Ventura ha frugato a lungo e inutilmente, senza trovare nelle saccocce dei pantaloni quel pass, e la possibile simbologia del suo stato d’animo è svaporata in suggestione. Lì a galleggiare, maturato un 1-1 imbarazzante, sono rimaste solo quelle sue parole di sfrontata fiducia, quella presa di distanza dai risultati degli anni scorsi, che l’altro ieri avevano spiazzato un po’ tutti. Anche in Federazione.
UN TORMENTO – Ventura ieri ha scosso a lungo la testa, prima di abbassarla: la sua postura nell’arare invano le zolle di campo davanti alla sua panchina – a proposito di simbologia – non è mai stata quella di chi sta passeggiando in serenità, con la rara eccezione di quel pugno agitato verso il basso al gol di Chiellini. È stato un tormento, come gli stenti di quell’Italia piccola piccola. Come il pareggio di ieri, che non ci dà ancora la garanzia del playoff anche se il c.t. in un primo momento, ai microfoni Rai, si conferma convinto dell’obiettivo già centrato. Ma la prestazione non è stata meno inquietante della sensazione di un traguardo ancora da varcare: «Il secondo tempo – ha ammesso il c.t. – è stato deludente e i fischi meritati, anche se l’Italia non andrebbe mai essere fischiata e il pubblico dovrebbe aiutare la squadra quando è in difficoltà. Abbiamo smarrito il filo conduttore che avevamo nel primo tempo e alcuni giocatori erano stanchi, perché non giocano con le loro squadre. È un discorso specifico, non generale e faccio l’esempio di Gagliardini: buona partita, ma non giocava da un mese. Per questo dopo aver creato e segnato nei primi 45’, rischiando zero, poi abbiamo perso condizione e lucidità. E senza proporre un discorso offensivo è impensabile fare risultato».
COSA SI è ROTTO? – Ma è sembrata un’Italia «vuota» anche a livello di anima, di atteggiamento. Un’Italia in cui forse si è rotto qualcosa a Madrid, hanno ammesso alcuni giocatori: «Non ho visto una squadra sfiduciata, se è vero che Bonucci è andato a fare la punta centrale. Semmai è vero che abbiamo perso aggressività, non avevamo più la forza di ripartire e abbiamo dato alla Macedonia il coraggio di provare a forzare. Però stasera nello spogliatoio non abbiamo parlato del fatto che in Spagna si sia rotto qualcosa. Questo argomento lo affronteremo a fondo dopo il playoff, spero di poter aprire una tavola rotonda proprio su questo». Nel frattempo il futuro è nebuloso, «ma chi fa questo lavoro sa che arrivano momenti così, bisogna saperli accettare e avere la voglia di ribaltarli. Anche se credo vadano valutate con raziocinio certe cose, per esempio le nostre assenze importanti, che hanno condizionato anche il rendimento di quelli che c’erano».
BELOTTI NO – Ventura ora si aggrappa alle poche certezze che ha: «Siamo ufficialmente secondi nel girone, se andremo al playoff ce lo giocheremo: non come nel secondo tempo di stasera perché faremmo fatica, è abbastanza evidente. Ma pensiamo a ritrovare tre o quattro giocatori importanti, purtroppo non Belotti, non credo proprio, anche se lui vorrebbe: deciderà il suo legamento, ma i tempi sono stretti. Preoccupato di non andare al Mondiale? Questa domanda me l’avete fatta già un anno fa in Macedonia… Ora serve solo recuperare energie, lavorare con fiducia ed entusiasmo e andare in Albania a prenderci ciò che questo gruppo merita di prendersi».