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Lo scorso aprile, da New York, il presidente della Roma James Pallotta, rispondendo ad una domanda sul futuro diFrancesco Totti, aveva detto:«Ne parleremo presto». Poi i due erano stati a pranzo insieme nella capitale, e anche in quell’occasione arrivarono rassicurazioni: «Francesco – il senso del discorso del presidente – giocherà nella Roma fino a quando ne avrà voglia». Quando poi il numero uno della società giallorossa si era presentato a Roma, la settimana del derby di Coppa Italia con la Lazio, il capitano si aspettava almeno una chiamata. Magari non per la firma, ma almeno per buttare giù qualche idea su come prolungare il contratto in scadenza il 30 giugno 2014. Prima della gara non c’è stato nessun incontro, probabilmente per non distogliere l’attenzione del numero 10 dalle questioni di campo. E dopo la partita non c’è stata occasione perché Pallotta l’indomani mattina ha preso un aereo per Londra.
Totti c’è rimasto male, anche perché più passano i giorni e più le voci intorno al suo (mancato) rinnovo cominciano ad aumentare, e anche tra i tifosi comincia a serpeggiare ulteriore malumore, che va aggiunto a quello per i risultati sul campo. «Totti – le parole di Pallotta due giorni fa – farà sempre parte della Roma. Giocherà sicuramente un altro anno o due è una cosa che dobbiamo capire con lui, non so se vorrà giocare fino ai 40. Poi comincerete a chiedermi se giocherà fino ai 50..». Per capirlo, però, bisognerebbe mettersi seduti intorno a un tavolo, cosa che non è ancora successa. L’idea del capitano è quella di giocare per altri due anni dopo la scadenza del suo contratto, e per arrivare ad un accordo basterebbero pochi minuti. Magari prima della partenza del ritiro per Riscone di Brunico, il prossimo 12 luglio. Per convincersi che non intende speculare sul suo prossimo contratto basterebbe andare a rileggere le dichiarazioni che Totti fece all’epoca del rinnovo, quinquennale, che firmò con Rosella Sensi.«Quando capirò che non ce la faccio più a giocare ai miei livelli, alzerò il braccio e mi farò da parte. Non voglio essere un peso per la mia squadra». Parole pronunciate quando in pochi credevano che sarebbe arrivato alla fine del contratto, e che valgono anche oggi. Perché un’altra verità innegabile è che Totti è ancora il miglior calciatore della Roma, nonostante la carta d’identità (37 anni a settembre). Anche dal punto di vista della società sarebbe un’operazione intelligente, soprattutto in un momento in cui non si riesce ad annunciare nemmeno l’acquisto diBenatia.
Totti è un’icona mondiale, l’ombrello sotto al quale si sono riparati in tanti ed è l’unico calciatore della Roma spendibile a livello internazionale. Particolare che non sarà certo sfuggito a Pallotta, molto attento alle questioni extracalcistiche, e che induce all’ottimismo. Prima però la società dovrà individuare il dirigente preposto a portare avanti l’operazione (Zanzi? Sabatini?). Poi si potrà cominciare a ragionare sul futuro di Totti.
Corriere della Sera