Il calcio intessuto di numeri può persino diventare noioso. Non ci sono in terra iarde da percorrere, non c’è la linearità dell’azione in stile baseball (lancio, battuta, attacco) da tradurre in statistiche, non c’è la mancanza di pressione fisica come capita nel basket o è di regola nella pallavolo. E’ gioco di combattimento e intimidazione in cui talvolta un buon digrignar di denti vale più delle cifre immacolate.Come riporta l’edizione del Corriere dello Sport, alcuni dati, però, qua e là sostengono le filosofie degli allenatori. I tecnici scorrono le cifre. Qualcuno che si sente più moderno, e Rudi Garcia è tra questi, ci nuota dentro. Andiamogli dietro per un attimo. LaRoma vanta la maggiore percentuale di pericolosità del campionato (72%), intesa come rapporto tra le palle gol costruite e quelle realizzate. Naturalmente anche in questo caso possiamo discutere sulla definizione di palla gol. Il numero comunque sta lì e risalta. In media i giallorossi tirano 15 volte a partita, 7,1 volte nello specchio della porta, e segnano 2,9 reti. A farla breve: l’attacco funziona. E qui non c’entrano le formule. C’entrano piuttosto gli esercizi specifici che Garcia fa condurre alle punte (Totti prima della partita tende a evitarli per non rischiare guai muscolari).
Il superamento della difesa avversaria è dato per scontato, è la prima parte della storia e non il clou. Viene preparato in altre fasi dell’allenamento. Quel che conta, e che mancava nelle annate precedenti (nel 2011 la Roma tirava in porta più di ogni altra squadra e segnava pochissimo), è la pura e semplice efficacia della conclusione.