Quella che doveva essere una normale analisi tecnica, da parte dell’ex ct azzurro, Arrigo Sacchi, è diventato un caso con risvolti internazionali. «A guardare il Torneo di Viareggio viene da dire che, nei nostri vivai, ci sono troppi calciatori di colore anche nelle squadre Primavera». Questa la frase incriminata, che ha acceso la miccia della polemica. E’ arrivata una forte reazione persino dall’Inghilterra, per bocca dell’ex attaccante e capitano della nazionale, Gary Lineker. «In Italia ci sono troppi razzisti». Sacchi che, fino a qualche mese fa, è stato il coordinatore delle giovanili italiane, ha cercato di correggere il tiro delle affermazioni. «Non sono un razzista, ma il nostro calcio deve dimostrare più orgoglio». Il procuratore Raiola, agente di Balotelli, ha alzato i toni della protesta. «Mi vergogno di esser suo connazionale. In questa situazione dovrebbe intervenire l’Associazione calciatori».
GLI STRANIERI – Sacchi, proseguendo nel suo commento, ha criticato fortemente il sistema calcio. «Questo mondo, che mette al primo posto il business, non può avere successo: né con la Nazionale, né con i club. Le vittorie più importanti delle nostre squadre appartengono al periodo 1989-2005, con otto Champions League vinte su undici finali. Allora gli stranieri erano pochi e bravi, in grado di far lievitare il tasso tecnico e portare dei risultati prestigiosi».
Però il ”j’accuse” dell’ex ct che, negli anni Novanta, rivoluzionò la filosofia del calcio italiano, è andato oltre. «Quando ero al Real Madrid, i tifosi si lamentavano se, nelle formazioni giovanili, non c’erano tanti ragazzi spagnoli. In Italia questo non succede». E, sempre in riferimento ai tantissimi stranieri presenti nel campionato, Sacchi ha lanciato un’altra pesante critica. «Il nostro calcio dovrebbe dimostrare più orgoglio e dignità». Dichiarazioni che andranno a rinfocolare la già calda polemica, perché chiamano in causa la politica dei presidenti che «preferiscono tesserare stranieri, anche nei vivai, penalizzando i ragazzi italiani».
L’APPELLO DI CONTE – Domenica, al Friuli, in occasione di Udinese-Lazio, soltanto 3 dei 22 che hanno cominciato la partita erano calciatori italiani. E, dei 43 nomi riportati nelle liste delle formazioni, ben 37 erano stranieri. Una situazione davvero singolare che penalizza il lavoro di Antonio Conte. Nei contenuti le parole di Sacchi sposano l’appello dell’attuale ct, costretto a chiamare ”oriundi” per sopperire alla carenza di talenti, in alcuni ruoli chiave della Nazionale azzurra, nella speranza di accrescerne il corredo tecnico. La stessa Federcalcio, resosi conto del problema, ha provato qualche soluzione: palliativi o poco più. Intanto, il Tribunale Federale della Figc, ha respinto i ricorsi dell’Aic contro il tetto degli organici, che continuerà a non avere limitazioni. Conte auspica l’utilizzo e la valorizzazione dei nostri giovani ma deve confrontarsi con una realtà diversa che chiama in causa i bilanci e gli obiettivi delle varie società, che male si coniugano con le esigenze del ct. Le parole di Sacchi hanno avuto un’eco molto forte. Magari si può essere d’accordo sui contenuti della vicenda, non sulla confezione del commento destinato ancora a far discutere. Il giorno dopo l’intervista incriminata, l’ex allenatore di Milan e Italia, ha preferito glissare sul polverone che si alzato in seguito alle sue affermazioni, relative ai calciatori di colore. «La storia parla per me: chi la conosce sa bene che non sono un razzista».
Il Messaggero – G. De Bari