Quando li uccide la polizia, i sogni muoiono davvero all´alba. Quello di Mimmo Criscito, ventiseienne terzino sinistro della Nazionale di calcio che martedì prossimo aveva un posto assegnato sul charter per Cracovia, destinazione Europeo, si è spezzato alle 6,45 di ieri mattina, come da verbale. A bordo di due auto più da film der Monnezza che da sequel americano, una Fiat Bravo e una Bmw, senza sgommare ma presentandosi al guardiano come visitatori qualunque, cinque poliziotti erano appena entrati nel tempio del calcio italiano, il centro tecnico di Coverciano. Si sono fatti indicare il numero della stanza di Criscito e di Andrea Ranocchia, compagno di reparto e di illusioni, hanno bussato e l´hanno svegliato con la peggiore delle notizie: un avviso di garanzia per il presunto coinvolgimento nel calcioscommesse. Lui ha acceso l´abat-jour, sul comodino della camerata spartana, e li ha guardati senza capire, con gli occhi ancora stropicciati dal sonno. “Associazione a delinquere”, avrebbe letto poi. «Credevo che fosse uno scherzo». Non lo era. La polizia nel ritiro della Nazionale non era mai entrata. La violazione del sacrario pallonaro per eccellenza, a due settimane dagli Europei, è rimbalzata subito sui media di tutto il mondo: un colpo durissimo all´immagine già sbriciolata del nostro calcio.
La perquisizione è durata un quarto d´ora. Criscito stesso ha consegnato il tablet. Per la stesura del verbale c´è voluta un´altra mezz´ora. Per realizzare che il sogno era diventato un incubo è servita la telefonata ai due avvocati, Eriberto Rosso e Lapo Guadalupi, arrivati in fretta dal centro di Firenze: il colloquio è cominciato alle 9,15. Ma per farsi venire il magone, mentre gli azzurri ormai svegli si dirigevano nella sala da pranzo per la colazione e alcuni ancora non sapevano nulla, è bastato parlare con Prandelli: il commissario tecnico gli ha commissariato le speranze. Non intende farlo con Leonardo Bonucci, difensore della Juve, che nel pomeriggio, a bordo del pullman diretto a Parma dove stasera si gioca l´amichevole Italia-Lussemburgo, ha appreso dalle notizie via internet di essere indagato a sua volta. «A noi non risulta assolutamente nulla delle notizie che stanno uscendo. Bonucci è sereno e tranquillo, non ha ricevuto avvisi di garanzia e verrà all´Europeo. Siamo relativamente tranquilli».
Relativamente è un avverbio freudiano, che dice molto, al di là del rischio che all´arrivo in Polonia il gruppo dei 23 si riduca a 22. Non può che essere relativa la serenità di un ambiente sconvolto dal dirompente effetto di una perquisizione in casa propria. Forse è caduto l´ultimo velo di un mondo che non era abituato alla nudità e che il blitz della magistratura ha esposto alla gogna con una certa voluttà. Questa sensazione di impotenza l´ha descritta proprio il ct, uno che passa per sentimentale e in effetti spesso lo è, raccontando l´incontro con Criscito. «Per diversi minuti non siamo riusciti a spiccicare parola. Poi, quando l´emozione è un po´ scemata, gli ho chiesto se la moglie e il bambino erano in un posto tranquillo, perché alcuni notiziari avevano detto che era stato arrestato, un modo violento di entrare in una famiglia». Fino al giorno prima parlavano di diagonali e tagli. Improvvisamente la parola taglio ha assunto tutt´altro significato. «Mimmo ha capito che all´Europeo sarebbe stato sotto pressione tutti i giorni. Nessun essere umano l´avrebbe potuta sopportare. Ha accettato con amarezza e con dolore l´esclusione. Avrà modo di difendersi dalle accuse, è un ragazzo così educato che a tutti è sembrato impossibile che possa trovarsi in una situazione del genere». «Non c´entro per nulla», aveva risposto il diretto interessato al primo sms che gli è arrivato dalla Russia, dove gioca nello Zenit San Pietroburgo di Spalletti, fresco vincitore del campionato, ed è stato appena eletto migliore terzino. Vive nel quartiere più bello sull´isola di Krestovskiy, con la moglie Pamela e il piccolo Alfredo, di cinque mesi. Da ieri pomeriggio non sa se e quando potrà tornarci: prima si deve discolpare dall´accusa di avere partecipato alla combine di Lazio-Genoa. «Assurdo e pazzesco. Non sono il tipo che si rovina per 30 o 40 mila euro, con tutti i sacrifici che ho fatto per arrivare fin qui. Ne uscirò pulito, ma chi mi ripagherà dell´Europeo che ho perso?». Ha provato a salvarlo, chiedendo di essere subito interrogato a Cremona: richiesta respinta dal pm, l´interrogatorio non è urgente. Criscito ha raccolto le sue cose, ha lasciato Coverciano alle 14,27 e si è diretto a Forte dei Marmi, dove l´aspettava la famiglia, mentre la casa genovese di Albaro veniva perquisita, col sequestro – pare – di un iPad.
Prima di lasciare Firenze, però, ha incrociato nei corridoi del centro tecnico un amico e coetaneo, napoletano come lui, cresciuto calcisticamente con lui nelle giovanili del Genoa: Carlo Pisacane. Gli ha regalato la maglia numero 4, che non potrà più indossare il 10 giugno a Danzica contro la Spagna. Mai gesto avrebbe potuto essere più carico di simboli, in questo strano incrocio di destini. Pisacane – che non ha avuto il successo di Criscito, gioca in Lega Pro nella Ternana e ha una storia emozionante (da ragazzino gli fu data l´estrema unzione per una grave malattia) – è col difensore del Gubbio Stefano Farina il simbolo della lotta al calcioscommesse: entrambi hanno rifiutato di truccare una partita e la loro denuncia, oltre ad abbattere l´omertà, ha indotto Prandelli a invitarli a Coverciano. «Mi sa che siamo capitati nella giornata sbagliata», ha scherzato Farina.
Non è il primo scandalo, per il calcio italiano. E a chi l´ultima volta c´era, come i campioni del mondo Cannavaro, Materazzi, Gattuso, Inzaghi, Zambrotta, Nesta, Grosso, che nel centro tecnico stanno frequentando il corso speciale per diventare allenatori, deve essere parso di tornare indietro di sei anni, quando la Nazionale si rialzò da Calciopoli per prendersi il Mondiale di Germania. De Rossi vestiva l´azzurro e lo veste ancora. «Secondo me, è peggio che nel 2006: allora erano coinvolti dirigenti, ora qualche mio amico e compagno di Nazionale, come Mauri. Con tanti arrestati e indagati è difficile che ne escano tutti puliti. Ma questa indagine è più importante di un Europeo, su questo non ci sono dubbi». Giaccherini è d´accordo. «Siamo ragazzi ricchi: se sbagliamo noi, è ancora più grave». Prandelli è d´accordissimo, anzi di più. «Non riesco a trovare un aggettivo per definire questa storia, se non le parole di un ragazzo incontrato all´ospedale Meyer: “Mister, io sono qui da tre mesi e lotto per la vita, la cosa più importante”. Sul calcioscommesse non ho alcun tipo di pietà».
La Repubblica – Enrico Currò