La Repubblica (M. Carta) – L’ansia dell’attesa e la gioia del gol di Dybala. Poi la rabbia e la disperazione per una sconfitta amara, arrivata dopo 120 minuti di sofferenza. “Voglio morì“, si sfoga un tifoso giallorosso mentre il Siviglia segna l’ultimo rigore. “Non eravamo favoriti, ma perdere così con questo arbitraggio fa male“. Erano circa 60mila i romanisti che si sono dati appuntamento allo stadio Olimpico per soffrire insieme alla Roma, impegnata a Budapest contro il Siviglia per la finale di Europa League.
Al fischio di inizio, lo stadio è una bolgia. Il primo brivido all’11esimo quando Spinazzola spara la palla sul portiere. Poi al gol di Dybala l’apoteosi. Il pubblico si infiamma e inizia la festa. A fine primo tempo la Roma sta vincendo. E gli occhi di tanti si fanno sempre più lucidi. “Io non so se ce la faccio. Figurate come sto“, si sfoga un tifoso accendendosi l’ennesima sigaretta. La gioia, però, dura poco, troppo poco. Il primo dolore è il pareggio del Siviglia. Poi c’è l’errore arbitrale sul fallo di mano di Fernando, che innervosisce tutto l’Olimpico. Per tanti tifosi della Roma sembra una storia già scritta. E così sarà.
I tempi supplementari scivolano velocemente tra brusii e impennate improvvise, come quando al minuto 110 viene inquadrato Francesco Totti dallo stadio di Budapest. Poi l’incubo per ogni vero tifoso: i rigori. Mentre Mou raduna i suoi in cerchio, l’Olimpico canta Roma, Roma Roma. Il boato al goal di Cristante è l’ultimo momento di vita, prima dell’amarezza finale.
L’arbitro fa ripetere il rigore appena parato da Rui Patricio e il Siviglia è campione. I tifosi lasciano in silenzio lo stadio Olimpico. Chi rimane cerca di farsi forza. Quando i maxi schermi mostrano il giovane Edoardo Bove, che piange appoggiato al palo della Puskas Arena, parte un timido applauso. “Fa male, ma ce l’abbiamo messa tutta“.