La prima citazione del commissario tecnico della Nazionale arriva a pagina 93 dell’atto d’accusa dei pubblici ministeri di Cremona, quando sulla partita Siena-Sassuolo del 27 marzo 2011, finita 4 a 0 per i padroni di casa, si legge che l’ex calciatore Antonio Bellavista «cercava di raggiungere il 24 marzo alle 19,24, attraverso il giornalista Antonello Raimondo, l’allenatore del Siena Conte, nonché il direttore sportivo del Siena Faggiano, per verificare la disponibilità di quest’ultima squadra a destinare del denaro per il raggiungimento della vittoria ». Tuttavia, a parte la genericità dell’affermazione, il seguito dell’accordo sarebbe stato raggiunto attraverso i giocatori del Sassuolo. Quattro pagine più avanti invece, a proposito dell’incontro Novara-Siena del 1° maggio 2011 terminato 2 a 2, la citazione è molto più circostanziata; ed è quella che vale, per il c.t. azzurro,l’accusa di frode sportiva: «L’allenatore del Siena Conte comunicava ai giocatori del Siena che era stato raggiunto dalle squadre l’accordo sul pareggio, così condizionando, anche in considerazione del ruolo di superiorità nei confronti dei calciatori della sua squadra, per le finalità di cui sopra, il risultato della partita».
Il pentito In sostanza gli inquirenti considerano credibili le dichiarazioni dell’ex calciatore «pentito » Filippo Carobbio, sempre smentite da Conte. Il quale però non è riuscito a convincere i pm che lo accusano anche di aver dato il proprio «benestare » alla sconfitta del Siena con l’Albinoleffe del 29 maggio 2011. Il ruolo di Antonio Conte resta uno degli aspetti più clamorosi dell’inchiesta sul calcioscommesse condotta dalla Procura cremonese e dai poliziotti del Servizio centrale operativo, ma non l’unico. Perché nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari compaiono altri nomi di rilievo. Per esempio quello dell’allenatore dell’Atalanta Stefano Colantuono, chiamato in causa insieme all’ex capitano della squadra Doni e al direttore sportivo Zamagna, per la presunta combine su Crotone-Atalanta del 22 aprile 2011, «in modo da conseguire il risultato finale di “over 2,5”, conforme alle scommesse predisposte». Fra le «attività anche fraudolente tendenti alla manipolazione del risultato» i magistrati inseriscono il fatto che «Doni, unitamente all’allenatore Colantuono e a Zamagna dell’Atalanta e a Santoni Nicola (ex calciatore inserito nell’associazione per delinquere, ndr), concordava con il Crotone, squadra in cui poteva contare sul portiere Emanuele Concetti (in quell’occasione riserva, ndr), un over con pareggio, di comune utilità per le squadre, che puntualmente si verificava col risultato di 2-2». L’episodio è stato ricostruito attraverso l’analisi di dati e messaggi contenuti nel telefonino di Santoni, dal quale emerge anche che lo stesso Santoni «suggeriva a Doni, con riferimento alla suddetta partita, per non compromettere il risultato, di informare anche i difensori dell’Atalanta, Troest, Peluso, Bellini e Ferri del raggiunto accordo sull’over». Nomi che non risultano iscritti nel registro degli inquisiti.
Gare truccate nel 2013 Tra i neo indagati compaiono altri giocatori che hanno calcato i campi della serie A. Come Guido Marilungo, ex Lecce, Sampdoria e Atalanta, ora in forza al Cesena, «individuato come colui che avrebbe dovuto stringere la mano in sostituzione di Doni, qualora quest’ultimo non avesse giocato la partita» come segno convenzionale dell’accordo per truccare Ascoli-Atalanta del marzo 2011 (dovevano vincere i bergamaschi, finì in pareggio). O come il centrocampista del Torino Antonio Vives, tirato in ballo per Lecce-Lazio del 22 maggio 2011; all’epoca giocava con i pugliesi, ed è citato come presunto destinatario di soldi da spartire per combinare il risultato di un’altra partita (ma la consegna non avvenne). A proposito dell’incontro con i biancocelesti, i pubblici ministeri scrivono che «il portiere del Lecce Benassi (anche lui inquisito, ndr) veniva espulso all’inizio del secondo tempo per un fallo da rigore, e Vives procurava un’autorete, in tal modo favorendo due dei goal segnati dalla Lazio». Luca Ariatti, ex centrocampista di Fiorentina, Atalanta, Chievo e Pescara, oggi procuratore sportivo, è accusato perché quando giocava con gli abruzzesi, prima di Torino-Pescara «offriva di procurare la sconfitta della sua squadra pretendendo, quale compenso, la somma complessiva di 80.000 euro». Accadde nel 2011, ma gli incontri truccati sarebbero proseguiti anche nel 2013, dopo che lo scandalo era già esploso. A una seconda associazione per delinquere viene imputato di aver «alterato, tentato di alterare, o essersi proposta di alterare, o essersi intromessa nell’alterazione operata da altri, del regolare risultato» di almeno 53 partite giocate quell’anno. Tra le quali spiccano, in serie A, Palermo- Inter del 28 febbraio e Parma-Atalanta del 5 maggio.
Corriere della Sera – G. Bianconi/A. Ravelli