Italia, l’esame è complicato

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Corriere della Sera (A. Bocci) – O Croazia-Italia è una partita doppia, addirittura tripla. Vale per il primo posto nel girone, per la qualificazione a Euro 2016 e anche per il ranking che determinerà le teste di serie al sorteggio dell’Europeo francese. E, già che ci siamo, vale per la tranquillità di Antonio Conte, che non ha mai perso e affronta per sua stessa ammissione «la sfida più importante e complicata». L’esame croato nasce in condizioni difficili sia tecniche che psicologiche e con l’incognita di un nuovo sistema di gioco (il 4-3-3). Gli infortuni complicano lo scenario: mancano Barzagli e Chiellini in difesa, Florenzi a centrocampo, Zaza e Eder in attacco. Gli ultimi ad arrendersi sono stati Verratti e De Rossi, che hanno alzato bandiera bianca poco prima di volare a Split. Entrambi i centrocampisti sarebbero rimasti fuori dall’undici titolare, ma si tratta lo stesso di risorse importanti che vengono meno in un momento cruciale. Il talento del Psg, fermato da uno stiramento al polpaccio, è addirittura andato a casa. Il romanista, che ha preso una botta alla gamba destra, è volato con la squadra in Croazia nella speranza di recuperare per l’amichevole contro il Portogallo, martedì a Ginevra. Tante assenze, zero alibi: «Non dobbiamo piangerci addosso», avverte Conte.

L’allenatore nell’emergenza ha scelto di cambiare sistema, per la prima volta, abbandonando il collaudato 3-5-2, ma non ha rinunciato al blocco juventino. Giocano Buffon e Marchisio, reduci da acciacchi e a guidare le manovre azzurre sarà ancora Pirlo, mentre Bonucci sarà il regista difensivo. «L’amarezza per la sconfitta con il Barcellona è stata grande ma è passata», assicura il portierone arrivato alla partita numero 148. Saranno loro l’anima di una squadra che in questi giorni a Coverciano ha lavorato tantissimo sulla parte tattica per cercare di colmare il gap con gli avversari.

La Croazia, nonostante sia indietro nel ranking (noi al 13° posto, loro al 18°), ha dimostrato di essere più solida e talentuosa. «A Milano ci è stata superiore ed è prima meritatamente. Noi adesso vogliamo dimostrare il contrario», la nuova sfida di Conte. Se sarà la partita dell’orgoglio bianconero, non può passare in secondo piano il rilancio di El Shaarawy, dopo una stagione maledetta. Per il Faraone è una specie di secondo esordio, dopo quello vero e proprio con Cesare Prandelli nell’agosto 2002. «I giovani ci aiuteranno nel percorso di crescita», dice il c.t. Conte non vuole impostare una partita di contenimento ma andare a cercare almeno un gol, nello stadio dell’Hajduk, accarezzato dalla brezza marina e orrendamente vuoto per la squalifica dei tifosi croati, tra i più pericolosi d’Europa. Non abbiamo mai giocato senza tifosi: può essere un vantaggio, ma anche un pericolo. «È un handicap per entrambe, avrei preferito ci fosse il pubblico perché così rischia di mancare l’adrenalina e potremmo faticare a mantenere la concentrazione», l’analisi del c.t.

Quella di stasera è un incrocio pericoloso e decisivo: abbiamo 2 punti in meno della Croazia e 2 in più della Norvegia. Se vinciamo siamo primi, se perdiamo rischiamo di scivolare al terzo posto, un incubo, un evento rarissimo che si perde nella notte dei tempi. Conte non fa calcoli: «Giocheremo per vincere, il pari non mi basta. Ma, al di là di quale sarà il risultato, la partita non sarà determinante per le sorti del girone», azzarda l’uomo che a quasi un anno dall’investitura si è trasformato in c.t., abbandonando l’intransigenza juventina: «Il ruolo è diverso da quello dell’allenatore di club e devi fare di necessità virtù». Un cambiamento epocale. Assai più del passaggio al 4-3-3

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