Eppur si muove. Eccome se si muove. Mentre la Roma vola in America e Sabatini prova a piazzare dal quartier generale di Trigoria i giocatori in esubero, la testa degli altri dirigenti e dei legali è tutta concentrata sulla questione vitale per il futuro del club: lo stadio.
Ci siamo, l’annuncio è imminente anche se ancora non è chiara la sede della conferenza. Lo stadio si farà a Tor di Valle, una scelta svelata mesi fa e prossima a finire nero su bianco. In queste ore si susseguono le riunioni, di notte e di giorno, per scrivere il memorandum d’intesa tra la Roma, il costruttore Parnasi (proprietario dei terreni grazie a un’opzione d’acquisto da Papalia) e le istituzioni. È praticamente pronto per la firma il documento in cui vengono fissate le linee guida del progetto, dal terreno, alla cubatura, fino ai tempi previsti per la costruzione. Alemanno vorrebbe annunciare l’accordo domani ed ha già programmato una conferenza per le 16, da organizzare probabilmente in Campidoglio. Ma la Roma è in America e da lì potrebbe essere il presidente Pallotta in persona a illustrare i dettagli del progetto. In Italia è rimasto invece il dirigente Fenucci, al quale è stata affidata da mesi la questione. Adesso inizia la vera sfida che si snoderà attraverso un percorso ricco di trappole. L’obiettivo della società è ottenere tutte le autorizzazioni nel giro di un anno, posare la prima pietra a inizio 2014 e giocare nella sua nuova «casa» dalla stagione 2016-17. Ci vorrà un’impresa, la Roma lo sa e ha avvisato per tempo i proprietari americani: non a caso il contratto d’affitto dell’Olimpico è estendibile fino al 2017.
Il naufragio della legge sugli stadi non aiuta. Tor di Valle è stata selezionata dall’advisor Cushman & Wakefield anche per accorciare i tempi: la presenza dell’ippodromo, sulle cui ceneri nascerebbe l’impianto giallorosso da 50mila posti, può aiutare a snellire l’iter, come la presenza nella zona della stazione ferroviaria sulla tratta Roma-Lido. È prevista anche una variante sulla Roma-Fiumicino per favorire il trasporto su gomma. Il progetto è pronto, la parte architettonica ha la firma dell’americano Dan Meis, ora può partire il conto alla rovescia.
Il Tempo – Alessandro Austini