Il Messaggero (S. Carina) – A Juric Angeliño ricorda Dimarco. A Dimarco, Juric ricorda una sorta di mentore: “Se sono all’Inter, è merito suo“. Per chiudere il cerchio manca sapere soltanto quello che pensa lo spagnolo del nazionale azzurro. A José Angel Esmoris Tasande il soprannome Angeliño invece lo ha dato la mamma Sonia. A Roma, tempo una settimana, è diventato semplicemente Angelino, senza ondina. Non siamo ai livelli di Falcao, Falcon, Falcone, per ricordare la fortunata hit canora di Pato Moure, ma ci avviciniamo. Roma-Inter vede la locandina dell’evento con Dybala da un lato e Lautaro dall’altro. Eppure, molto passerà da questi due piccoletti (171 centimetri lo spagnolo,174 l’italiano) soltanto di statura. Perché per Inzaghi e Juric sono due giganti.

Il nerazzurro è ormai diventato un’ala a tutti gli effetti: crossa, segna, corre su e giù per la fascia, imposta, si accentra se serve, insomma un tuttofare. Angeliño non è da meno: anche lui terzino volante a sinistra esterno o centrale difensivo. Proprio con l’Inter, nella passata stagione lo spagnolo esordi nel ruolo di centrale per poi provocare l’autogol che spiano la rimonta e la goleada nerazzurra. Un ricordo da cancellare.

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