Anche la Var è a favore, tutto facile per la Roma

La Stampa (M. De Santis) – Ripassare da altre partite per credere ancora alle favolette di quanto sia intrigante un campionato a venti squadre e del Var uguale per tutti nonché portatore assoluto di certezze e verità. I tre ceffoni comodamente rifilati dalla Roma alla Spal, utili anche a scacciare dagli occhi e dalle bocche il masochistico pugno di De Rossi a Lapadula (con annessi e connessi persino in classifica), dimostrano che generalmente si stava meglio quando la A era meno affollata e spesso uguale, anche con il benedetto avvento della tecnologia, ai vecchi tempi dell’arbitro solo al comando. Verdetto mai in discussione, anche se indirizzato dalla prima volta romanista del Var a favore: severo ma giusto da regolamento sul rosso a Felipe (11º in carriera) dopo 10 minuti, al di sotto di ogni dubbio e sospetto su un più che probabile fuorigioco di El Shaarawy, non ravvisato da un successivo controllo silenzioso, sul raddoppio di Strootman.

DUBBI SUL RADDOPPIO – «El Shaarawy era in posizione irregolare di una gamba e non vedo una chiara occasione da rete sull’espulsione di Felipe. Non vogliamo retrocedere per degli errori arbitrali», l’urlo di dolore di Davide Vagnati, ds della Spal, dedicato all’arbitro Abisso. Nonostante le perplessità e i cattivi pensieri, le differenze di passo e di caratura tra la fuoriserie dei piani alti e la provinciale di quelli bassi erano troppo nette per rimanere nascoste. Il bombardamento prolungato (37 tiri totali e 15 nello specchio) dei vari Dzeko (ritornato a segnare dopo 667 minuti di magra), El Shaarawy, Kolarov, Strootman e Pellegrini a Gomis, bravo a limitare i danni con 12 parate (primato del campionato), non poteva non lasciare danni al fortino allestito da Semplici. Anche perché se c’è una cosa che questa Roma, rimasta in scia delle prime, sa fare bene è calarsi a meraviglia nei panni della grande contro le cosiddette medie o piccole, sempre piallate (con l’unica eccezione del Genoa) dall’inizio del campionato.

IL RECUPERO DI SCHICK – «Mi girano le scatole per il gol preso e per averne segnati solo 3 su 37 tiri fatti. Dobbiamo migliorare, ma l’importante era vincere per prepararsi al meglio all’appuntamento di Champions con il Qarabag», il pensierino dell’incontentabile Eusebio Di Francesco. Ma che, sotto sotto, ha più di un motivo per guardare con ottimismo al futuro prossimo: i rientri di Schick e Emerson Palmieri, un raccolto di 19 punti nelle ultime sette giornate e un quarto posto di tutto rispetto (con una partita in meno). Meglio guardare avanti che pensare a cosa poteva già essere la classifica senza il pugno di De Rossi a Lapadula.

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