Il terremoto Juventus potrebbe avere effetti importanti anche dal punto di vista sportivo. Immediatamente dopo la chiusura indagini dell’inchiesta Prisma, la Procura federale ha chiesto gli atti, che sono arrivati giusto due giorni fa. Il procuratore capo Giuseppe Chiné deve ora analizzarli, pagina dopo pagina, per capire due cose fondamentali: se ci siano gli estremi per la “procedura per revocazione” della sentenza che in Corte federale d’Appello aveva assolto gli undici club e i 59 dirigenti sotto accusa per il caso plusvalenze, tra cui gli juventini, e quelli per l’apertura di un nuovo fascicolo sulla questione delle scritture private tra club e giocatori.
Il primo filone, come si diceva, si era chiuso con l’assoluzione di Agnelli, Paratici, Arrivabene, Nedved, Cherubini e Cda bianconero all’epoca dei fatti (tra il 2019 e il 2021) perché si era ritenuto impossibile fissare il valore reale di un giocatore al punto che una variazione, anche importante, del valore stesso potesse avere valenza probatoria in aula. Se dagli atti della Procura di Torino emergessero intercettazioni o elementi tali da provare l’illecito (come nel caso di Chievo e Cesena, unici club finora sanzionati per le plusvalenze: il club di Campedelli ebbe anche per questo motivo 3 punti di penalizzazione, quello bianconero fallì prima del giudizio), si potrebbe tornare davanti alla Corte federale. Il secondo filone, quello che ruota intorno alla carta privata sottoscritta con Ronaldo e gli stipendi sospesi per Covid ma poi “restituiti” di altri giocatori, dovrebbe essere del tutto inedito e potrebbe determinare l’apertura di un fascicolo ex novo. Se si verificassero entrambe le circostanze e il filone stipendi venisse riconosciuto come elemento nuovo della prima indagine, potrebbe essere portata avanti un’unica inchiesta contro la Juve e la sua dirigenza in Corte federale.
RISCHI
Lesanzioni sulle violazioni in materia gestionale ed economica, e dunque sull’illecito amministrativo, sono regolate dall’articolo 31 del codice di giustizia sportiva. Gli scenari sono diversi. Se “la falsificazione dei propri documenti contabili o amministrativi ovvero qualsiasi altra attività illecita o elusiva” (dalle plusvalenze agli stipendi) ha consentito di ottenere l’iscrizione al campionato, la sanzione sarà molto più pesante. Al comma 2 si legge infatti che le sanzioni vanno dalla “penalizzazione di uno o più punti in classifica” alla “retrocessione all’ultimo posto in classifica del campionato di competenza e dunque il passaggio alla categoria inferiore“, fino all’esclusione dal campionato con assegnazione da parte del Consiglio federale ad uno dei campionati di categoria inferiore. Se la variazione in bilancio non fosse stata determinante per l’iscrizione al campionato, le sanzioni (comma 1) si limiterebbero a una multa salata e all’inibizione dei dirigenti coinvolti, dunque senza punti di penalizzazione, come chiesto da Chiné già in primo grado.
GLI STIPENDI
—Le penalizzazioni di punti potrebbero comunque arrivare per la sola questione stipendi e carte private. Al comma 3 del solito articolo 31 si legge: “La società che pattuisce con i propri tesserati o corrisponde comunque loro compensi, premi o indennità in violazione delle disposizioni federali vigenti, è punita con l’ammenda da uno a tre volte l’ammontare illecitamente pattuito o corrisposto, cui può aggiungersi la penalizzazione di uno o più punti in classifica”. E su questo punto potrebbero essere coinvolti anche i giocatori, che rischiano una “squalifica di durata non inferiore a un mese”.
(gazzetta.it)