La Gazzetta dello Sport (M. Cecchini) – I fischi sono talismani imperfetti. Contro Leo Messi e il suo Barcellona anche il fiato dell’Olimpico servì a spostare gli equilibri, tant’è che a settembre i maestosi catalani s’incagliarono in un 1-1 di non molta nobiltà. Stavolta, però, la tentata magia dei 55mila non è servita. Cristiano Ronaldo è stato più forte di tutto, anche di un Real Madrid che vince con uno 0-2 fin troppo generoso. La Roma stavolta ha rinnegato le barricate settembrine di Garcia provando a rispondere quasi colpo su colpo. Un coraggioso rischio, visto che così facendo ha risvegliato il gigante portoghese che, negli spazi, lentamente si è scrollato di dosso il generoso Florenzi e ha battuto Szczesny indirizzando il match.
NUMERI DA RECORD – Ecco, visto che nella conferenza di due giorni fa si è scoperto che in Spagna c’è qualcuno che lo critica – tant’è che l’attaccante a un certo punto ha lasciato la conferenza – gli rivolgiamo un appello: se non si trovasse più bene nella Liga, qui in Italia lo accoglieremmo a braccia aperte, tranne forse la squadra giallorossa, a cui ha segnato 4 gol in 5 partite. Ma i numeri veri sono altri, mostruoso: 33 gol in 31 partite stagionali, 12 gol in 7 partite di Champions quest’anno (vi sorprende che sia il capocannoniere?) 90 gol complessivi sempre in Champions. Insomma, nessuno come lui se, tanto per intenderci, Sua Maestà Messi lo segue al secondo posto con 80 reti. Con cifre del genere, sarebbe possibile criticarlo? Eppure in Spagna qualche kamikaze vi riesce, evidenziando un dato in effetti curioso: i gol fuori casa di questa stagione. Ebbene, Ronaldo non segnava lontano dal Bernabeu dal 29 novembre, cioè 425 lunghissimi minuti, che si sono interrotti proprio all’Olimpico. E allora come stupirsi se si pensa alla «nonchalance» con cui due giorni fa replicava alle punzecchiature: «Mi criticano? Normale, forse ho abituato tutti troppo bene».
AMICI MAI – Una cosa è certa, se Zidane riuscirà a plasmarlo nel migliore dei modi, questo Real ha potenzialità ancora inesplorate, ma l’impressione è che non bisognerà mai chiedere a questa pattuglia di splendidi solisti di diventare amici felici come in gita scolastica. «Quando ero a Manchester – racconta Ronaldo – vincemmo la Champions e c’erano giocatori come Giggs e Ferdinand a cui dicevo solo “buongiorno” e “buonasera”. Non conta che Benzema venga a cena a casa mia, conta quello che facciamo in campo». Dall’alto dei suoi numeri, difficile dargli torto. E i tifosi madridisti in curva – che allargano le braccia impazziti di gioia gridando «Cristiano, Cristiano» – sembrano totalmente d’accordo con lui.