Leggo (R.Buffoni) – Tutto come da pronostico, anzi di più. La Roma vince il derby come doveva e lo vince in goleada, sfruttando le voragini di una difesa della Lazio rattoppata alla bene in meglio. Spalletti ci ha messo del suo, sigillando l’unica fonte di gioco dei rivali piazzando Nainggolan su Biglia. Il resto lo ha fatto la mollezza della squadra di Pioli, vuota e senza nemmeno l’orgoglio al quale il tecnico emiliano si era appellato alla vigilia. Crollo, l’ennesimo di una stagione orribile, pagato con l’esonero arrivato poco prima dell’ora di cena. Lotito ha spedito la squadra in ritiro punitivo a Norcia e ha incaricato Simone Inzaghi traghettatore.
«Siamo stati bravi anche a saper soffrire contro una squadra che ha calciatori di qualità, ma la Roma è meglio, è più forte, abbiamo fatto quello che dovevamo fare», le parole di Spalletti. Epitaffio di una “partita normale”, concetto che è sempre suonato come una bestemmia se accostato alla stracittadina. Sarà stata l’assenza del pubblico (appena 22mila spettatori, con gli ultrà romanisti a Testaccio e quelli della Lazio a Tor di Quinto), ma non c’è stato mai il dubbio che sarebbe stata la squadra giallorossa a vincere. Con tanti saluti alla statistica che, a partire dal 1994, attesta ad appena il 37% dei casi la vittoria della squadra favorita. Ma i numeri non hanno mentito in fatto di gol: quello di El Shaarawy, che ha messo la cresta sul cross di Digne centrando l’angolino, è stato il 15° incassato dalla Lazio nel primo quarto d’ora. Frazione nella quale la Roma ha invece il record di reti fatte: 12. Sbloccata la gara la Roma ha dato la sensazione di dominare, compiendo però il peccato di non raddoppiare anche se è stato il palo al 40’ a dire di no alla rasoiata di Pjanic.
Ma in questo derby anomalo non si scontano nemmeno i peccati, così il raddoppio arriva lo stesso ed è Dzeko, entrato dopo 15’ della ripresa, a segnarlo ribadendo in gol dopo il palo centrato da Perotti. Poi però succede che Nainggolan, colpito duro da Hoedt, deve uscire. Allora la Lazio, con gli ingressi di Keita Balde e Klose, si rianima: Hoedt centra un palo; Parolo prima la traversa (deviazione di Szczesny) e poi il gol (uscita a vuoto del portiere polacco) che dà l’illusione di riaprire il match. Ma non è aria per i colpi di scena e allora prima Florenzi bagna la sua prima stracittadina da capitano con un gol bello dei suoi («grande emozione, ma senza tifosi non è la stessa cosa») e poi Perotti ci mette la firma affondando la lama nel nulla biancoceleste.
Tutto come da copione. Anche Totti spettatore dalla panchina dell’ultimo derby da calciatore: «Avrei voluto farlo entrare, sono il primo a essere dispiaciuto», spiega Spalletti che ora alza gli occhi e vede più nitida la sagoma del Napoli: «Il secondo posto? Quattro punti sono tanti con una squadra come il Napoli, anche se deve ancora venire all’Olimpico». L’appuntamento è fissato: 25 aprile, ore 15. E in serata Vainqueur ironizza su un tweet di un tifoso laziale: «Non sapevo come si dicesse scimmia in italiano, me lo hanno insegnato i laziali».