Qui all’Olimpico come ai bei tempi

La Gazzetta dello Sport (C.Zucchelli – E.Bergonzini) – Le cose belle: le coreografie delle curve, con la Nord piena di bandierine e lo striscione «da sempre il vostro incubo peggiore» e la Sud colo­rata da sciarpe e bandiere giallo­rosse. Le cose brutte: i «buu» razzisti a Rüdiger e Lukaku, che macchiano, in parte, una serata vecchio stile, con l’Olimpico non pienissimo ­ 43mila gli spettato­ri presenti ­, ma con tanta voglia di cantare e fare bella figura, vi­ sta anche la diretta in chiaro. Su­ gli spalti le due squadre pareg­giano, sul campo vince la Roma, ma la festa, dopo il 2-­0 dell’an­data, è tutta della Lazio. Tanto che dal 20’ del secondo tempo arrivano gli olè dei tifosi laziali, al 43’, immancabile in serate co­sì, il «che sarà sarà» della curva Sud, e al 90’ lo sberleffo finale della Nord, che espone lo stri­scione: «Niente da fare».

QUI NORD – Finisce in festa, co­me prevedibile, tutti sotto la curva. Una gioia attesa quasi quattro anni e ancora più bella perché nuovamente di coppa Come nel 2013 a gioire alla fine è la Lazio. Se il gol di Milinkovic aveva alleggerito la pressione, quello di Immobile ha aperto i festeggiamenti. E la Nord, pie­na, ha dato il meglio di sé: i cori (alcuni lanciati anche da Cesar, tra i tifosi) più forti per Immo­bile e Biglia, il bomber e il capi­tano. Uomini simbolo del suc­cesso. L’euforia era tale che per chi era presente in curva era di fatto impossibile riuscire a resi­stere al desiderio di saltare e sventolare sciarpe e bandiere. Il «chi non salta della Roma è» è stato intonato a squarciagola, ed è anche stato il coro più fre­quente. Immancabile anche quello per Lulic, l’eroe del 26 maggio, così come eroe è di­ventato Inzaghi, sotto la curva a saltare e cantare insieme ai giocatori e poi in campo, da so­ lo, insieme al suo piccolo Lorenzo. D’altronde, in casa Lazio già all’inizio avevano capito che la serata poteva essere quella giusta, accolti con una bella scenografia: sia in Curva, così come nei distinti, migliaia di bandierine hanno colorato i settori riservati ai tifosi bianco­ celesti. Poi uno striscione molto significativo: «Da sempre il vo­stro incubo peggiore». Più il tempo passava e più la convin­zione di farcela aumentava, co­sì come il volume delle grida. Fino alla fine, anzi oltre la fine, perché la dolce notte biancoce­leste prosegue ben oltre il 90’.

QUI SUD – Tutt’altra atmosfera in casa Roma: la curva è strapie­na, i tifosi entrano alla spiccio­lata poco dopo le 18, gli ultrà arrivano tutti insieme dopo un corteo che parte dal Ponte della musica e arriva fino all’Obeli­sco. In Tevere ci sono ampi spa­zi vuoti, in Monte Mario va un po’ meglio, ma la spinta della Sud fa sembrare lo stadio esau­rito. Non basta, evidentemente, alla Roma, ma se c’è una co­sa da cui i giallorossi, ancora una volta, dovranno ripartire, sono sempre loro: i tifosi. Che infatti salutano l’Olimpico can­tando: «Noi non ti lasceremo mai».

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