La scelta della Roma è e resta Massimiliano Allegri. In attesa degli ulteriori sviluppi della stucchevole telenovela, la società giallorossa non ha cambiato obiettivo, anche se la fuga dalle cucine del ristorante Il Consolare, giovedì sera, dopo la cena dell’allenatore livornese con il vicepresidente milanista Adriano Galliani, non è certo piaciuta.
La gestione del «caso» è sempre più difficile. L’immagine passata all’esterno è che Allegri stia facendo di tutto per restare al Milan e che la Roma – il direttore sportivo Walter Sabatini era a Milano ad attendere notizie – sia l’anello debole di tutta la vicenda.
Baldini e Sabatini, però, sono convinti di tre cose: 1) Allegri è l’uomo giusto per non sbagliare la terza stagione consecutiva; 2) non ci sono vere alternative disponibili, almeno per il momento, e chiudere in fretta con un nome percepito dalla piazza come «minore» sarebbe un rimedio ancora peggiore; 3) Allegri è sotto contratto e, piaccia o non piaccia il suo comportamento, vuole chiudere con il Milan (o, nella peggiore delle ipotesi per la Roma, prolungare) a modo suo. La proposta della Roma è chiara e importante: due anni a 3 milioni di euro netti, premi a rendimento non difficili per altri 500 mila euro, un mercato di gradimento dell’allenatore, la possibilità di portare il suo staff (compreso Tassotti), un’opzione per il terzo anno. Di più è impossibile proporre e il tentennare di Allegri, anche se la versione ufficiale è che si tratta di una strategia nei confronti dell’ipercritico Berlusconi, non può essere ancora sopportato a lungo. Proprio il presidente milanista, ieri, ha aggiunto un altro dettaglio alla storia: «Credo che avremo un incontro con Allegri e Galliani entro la settimana, entro domenica sera, e da lì verrà fuori la soluzione, che non è difficile da trovare, se tutti si mettono una mano sulla coscienza e scelgono il meglio per il nostro Milan». Il meglio per Berlusconi è chiaro: dimissioni di Allegri e panchina rossonera a Clarence Seedorf.
Peccato che Allegri, Galliani, la maggioranza dei giocatori rossoneri e dei tifosi la pensino diversamente. Aspettare ancora Allegri («Qualche giorno non fa tutta questa differenza», è la sintesi di Trigoria) non significa però accettare tutto. Così, anche per ragioni di immagine, la Roma ha cominciato a far filtrare qualche nome per il cosiddetto piano B, aiutata in questo dalla grande confusione mediatica che si è creata intorno alla telenovela: c’è chi parla di Donadoni, chi di Pioli, chi addirittura fa notare che c’è ancora Zeman sotto contratto. E poi il Lille ha liberato Rudi Garcia e Laurent Blanc ha fatto sapere alla radio francese che vuole tornare ad allenare, in patria o all’estero. Il nome che non è stato fatto ma che resta l’unica alternativa davvero importante è quello di Roberto Mancini. Il costo e il passato alla Lazio? In caso di emergenza…
Corriere della Sera – L.Valdiserri