La pazienza è finita. O Allegri si libera dal Milan stasera, quando incontrerà Berlusconi ad Arcore insieme a Galliani, oppure la Roma sarà costretta a cercare un altro allenatore. A giudicare dai segnali di ieri, il toscano si è allontanato dai giallorossi. «Ho parlato con Max e mi ha assicurato: resto al Milan» racconta ad esempio il suo ex compagno Andrea Camplone. La Roma aveva chiesto ad Allegri di svincolarsi entro la settimana dal contratto che lo lega ai rossoneri per un’altra stagione, Zanzi e gli avvocati avevano già prenotato volo e appuntamento venerdì per le firme del contratto a Milano, invece la cena della sera prima tra il tecnico e Galliani ha rimescolato le carte portando all’ennesimo rinvio.
La snervante telenovela è ai titoli di coda. Oggi Allegri, che voleva seguire la gara del Livorno, resterà invece a Milano per capire ci sono le condizioni per restare, anche se la partita che si gioca tra Berlusconi e Galliani è molto più alta. Il presidente si è stancato dell’allenatore e della difesa operata dal dirigente, ha puntato da tempo su Seedorf con l’appoggio della figlia Barbara ma è pronto a un «armistizio» per il bene di una squadra chiamata a qualificarsi alla Champions tra due mesi. E Allegri, nonostante tutto, in cambio di qualche parola di conforto è pronto a turarsi il naso e continuare il suo lavoro. Evidentemente la Roma non lo convince fino in fondo. Se fosse vero il contrario, lo scopriremo entro stasera. I dirigenti di Trigoria sono stanchi di attendere. «Basta, non possiamo più aspettare i cenacoli milanesi» è il messaggio di frustrazione che emerge dal quartier generale giallorosso. Sabatini lo ha fatto presente ad Allegri venerdì e ieri è tornato nella Capitale. A mani vuote. Il ds è irritato e preoccupato dalla prospettiva di cercare un’alternativa che in partenza sarà bollata come terza o quarta scelta. Sì perché dopo il voltafaccia di Mazzarri, quello dell’altro livornese sarebbe una brutta botta, l’ennesima da far digerire a un ambiente in subbuglio. Per questo, almeno fino a stasera, una porticina va tenuta aperta.
Da un paio di giorni, comunque, i dirigenti hanno ricominciato a battere altre piste. Ieri un nuovo confronto della triade romanista, con Baldini sul piede di partenza ma comunque intenzionato a non mollare la barca fino a quando le acque non si saranno calmate. Serve un tecnico di spessore. Preferibilmente un italiano e tra quelli liberi solo Mancini risponde all’identikit. Finora, però, con l’ex condottiero del City non si è andati oltre a un timido corteggiamento reciproco. L’altra idea intrigante – riportare Spalletti a Trigoria – è frenata dal contratto d’oro che lega il toscano allo Zenit. Un’opzione più concreta è Donadoni, che dovrebbe però superare le antiche ruggini con Totti: quando era ct si oppose al suo ritorno in nazionale.
E allora bisogna spostare il mirino all’estero. Bielsa è un candidato credibile sin dall’inizio dell’era americana. Ieri ha chiuso la sua esperienza al Bilbao, il problema è l’interesse forte del Santos. Che si è mosso prima della Roma. Blanc, invece, sembra destinato al Paris Saint Germain non appena Ancelotti riuscirà a trovare una via d’uscita e sedersi sulla panchina del Real Madrid. A Baldini non dispiace affatto Rijkaard, uno capace di riprendere i fili del calcio di Luis Enrique. Sarebbe comunque una scommessa, al pari di Garcia e Rodgers.
Sfogliando la margherita, bisogna tornare in Italia con un quartetto di allenatori che a Trigoria ci verrebbero a piedi: Pioli, giudicato però troppo «aristocratico» per la situazione attuale; Panucci, sondato con serie intenzioni dopo l’esonero di Zeman, ma tutto da scoprire nel nuovo ruolo; Di Francesco che dovrebbe comunque liberarsi dal Sassuolo e il grintoso Colantuono. Nessuno di loro risponde ai criteri della Roma. Ma una piccola speranza, con un caos del genere, possono davvero averla tutti.
Il Tempo – A. Austini