Alisson, la solitudine del portiere part-time

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Il Corriere della Sera (G.Piacentini) – In pochi giorni la Roma ha avuto la dimostrazione di come, in un ruolo delicato come quello del portiere, giocare con continuità sia fondamentale. Domenica scorsa Lukasz Skorupski è stato decisivo nella mancata vittoria dei giallorossi a Empoli: la sua crescita, alla seconda stagione consecutiva da titolare, è apparsa evidente e il prossimo anno la Roma raccoglierà i frutti di questa politica riportandolo a Trigoria o monetizzando la sua cessione. Giovedì a Vienna la prestazione incerta di Alisson ha rinforzato questa teoria: il portiere brasiliano, titolare della Seleçao, sta pagando il suo ruolo di secondo di Szczesny e con il passare delle settimane perde sicurezza.

Una ruggine che non può essere tolta con le (poche) partite di Europa League o in nazionale. Luciano Spalletti sostiene che nel calcio di oggi tutte le società di un certo livello devono avere due titolari tra i pali e che il ruolo del portiere è ormai diventato come tutti gli altri. Di fatto, però, ha scelto come titolare Szczesny, che è di proprietà dell’Arsenal e a fine anno farà le valigie per tornare a Londra, tenendo fuori Alisson, che invece è un patrimonio della società. Come risolvere la questione? Già in estate la società, quando si è resa conto di non poter mantenere la promessa di una maglia da titolare, aveva proposto ad Alisson di andare in prestito, ma il brasiliano rifiutò. A gennaio, se si riproporrà questa possibilità, potrebbe rispondere diversamente.

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