La Repubblica (E. Currò) – Formalmente il 2-2 è l’esito dei due gol segnati nel finale da una Roma tenacissima: li ha inflitti ai campioni d’Italia in soli 6’, tra il 42’ e il 48’ del secondo tempo, entrambi su calcio piazzato, a vanificare, con una zuccata di Ibañez su corner e con un tocco al volo di Abraham sulla parata di Tatarusanu al colpo di testa di Matic, un 2-0 piuttosto ineccepibile, costruito sulla zampata di Kalulu in mischia e sul raddoppio di Pobega in contropiede calligrafico, confezionato da una geniale apertura del genietto Leao, un po’ più parsimonioso del solito.
Sostanzialmente, però, si affaccia un sospetto, al di là delle sommarie marcature che, sul corner liftato e sulla punizione telecomandata di Pellegrini, hanno agevolato la rimonta della Roma: il sospetto è che sia stata altrettanto decisiva la graduale ed evidente stanchezza del Milan, che ha colto in particolare i tre reduci del Mondiale Giroud (sostituito nel momento topico), Hernandez (in debito di fiato) e Leao (corricchiante).
Mentre la staffetta Pobega-Diaz a metà ripresa aveva potenziato anche in senso letterale la trequarti garantendo il 2-0 insieme all’innesto dell’impetuoso Vranckx per Bennacer (fresco di accordo per il rinnovo e comunque il migliore in campo), non altrettanto riuscite si sono rivelate quelle tra De Ketelaere e Giroud e tra Gabbia e Saelemaekers: hanno finito per schiacciare all’indietro il Milan nel momento dell’assalto estremo della Roma.
Lo squalificato Mourinho, per interposto Foti, ha invece azzeccato le sostituzioni, a cominciare dalla rinuncia al fumoso Zaniolo, che non ha gradito il cambio con Tahirovic. Gli innesti di Matic e nel finale di El Shaarawy e Belotti hanno accentuato la presa di possesso della metà campo avversaria.