Adani: “Pellegrini può essere l’uomo decisivo contro il Milan. Mourinho non si nasconde, mi piace”

Daniele Adani ha parlato della Roma, focalizzandosi in particolar modo sul big match contro il Milan di stasera, durante un’intervista a La Gazzetta dello Sport. Ecco le sue dichiarazioni:

Mou quindi è molto meno “risultatista” di una volta?

Il calcio è andato verso una direzione con più informazioni, i giocatori sono più completi. Non basta più l’ottima gestione o l’adattarsi alla qualità dei singoli, ci vuole un lavoro con varianti e idee. Mi piace Mourinho, perché è uno che non si nasconde.

Sta incidendo più lui nella ricostruzione della Roma o Pioli nella conferma del Milan?
Per meriti e apertura mentale Pioli oggi è uno dei migliori tecnici italiani. Nel suo lavoro non c’è un punto debole: giovani diventati giocatori, l’entusiasmo ridato ai vecchi e alcune pedine come Kjaer rilanciate e diventate indispensabili. Hernandez lo ha portato ad un livello evoluto da farlo diventare importante in nazionale, Leao o Diaz sono due che quando non ci sono senti l’assenza, quando ci sono pesa la presenza.

Mkhitaryan fatica nel ruolo di trequartista e centrocampista.
Nel 4-2-3-1 chiunque fa il trequartista deve saper essere anche centrocampista. Vale per lui e Zaniolo, ma anche per Diaz e Leao. Micki però non è solo tecnica, ha sempre avuto forza, gamba e potenza. La chiave è capire che tipo di rientri fare: se li fa fino all’area di rigore fatica, se fa dei rientri stretti, creando un centrocampo a tre, resta lucido. Sta girando basso, deve alzare il livello.

I due mediani della Roma che cosa devono fare per contenere i movimenti tra le linee dei trequartisti rossoneri?
La Roma ha bisogno del lavoro di Pellegrini sulla prima costruzione, tra i centrali del Milan e il mediano. Deve far tardare quella giocata per dare la possibilità ai due esterni di stringere il campo e ricompattare la linea con Cristante e Veretout. Ma la Roma, che fa una fase difensiva attiva e non passiva, dovrà stare anche attenta alla palla sopra l’ultima linea. Ibrahimovic non è uno che attacca la profondità, ma sa tirare fuori i centrali e gente come Leao o Saelemaekers sanno andare.

Quindi è giusto giocarla con Ibra e non con Giroud?
Tutti e due non attaccano la profondità per età e attitudine, ma i tempi di gioco di Ibra e la sua classe a mandare gli altri Giroud non ce l’ha. Il Milan poi costruisce tanto anche con i terzini che entrano dentro il campo.

Già, i terzini. Se quelli del Milan vanno dentro, quelli della Roma giocano più larghi…
È vero. La Roma sugli esterni lavora molto sui binari: Micki ed Elsha da una parte e Zaniolo dall’altra giocano con il piede invertito. Gli esterni del Milan entrano, palleggiano e ti fanno superiorità numerica, quelli della Roma cercano più l’ampiezza.

Zaniolo-Hernandez: chi dovrà preoccuparsi più di chi?
Si equivalgono, sprigionano tecnica in velocità. Zaniolo dovrà far preoccupare Theo, uno che non si stanca di attaccarti. Dovrà essere bravo a farlo correre all’indietro e attaccarlo nel lungo o dentro, sul piede destro, per chiamare fuori Tomori e creare la superiorità numerica. Se Zaniolo crea dei dubbi nelle letture di Theo e Tomori lì la Roma può essere pericolosa.

Abraham invece soffre un po’ quando gli spazi si riducono.
Deve migliorare nello smarcamento, scaricare meglio la marcatura con i contromovimenti, le finte o il controllo orientato. Gli ho visto fare giocate bellissime, se riesce a prendere quel mezzo secondo in più al difensore poi ha tecnica e fisico per far bene.

Come la Roma può mettere in difficoltà il Milan e viceversa.
La Roma dovrà lavorare bene sulle catene esterne: accompagnare, far correre all’indietro gli esterni, Leao e Saelemaekers, creando dubbi ai terzini. E non può prescindere dall’entusiasmo calcistico di Pellegrini. Il Milan invece deve essere se stesso. E non uscire dalla partita come invece gli succede di recente. Gli uomini decisivi? Pellegrini, ma se giocherà anche Mkhitaryan che deve finalmente uscire dallo spartito e decidere, per bravura ed esperienza. Nel Milan quando c’è Ibra tutto passa da lui ma mi piace Leao: gioca libero di testa ed è sempre più coinvolto, felice anche di dare una mano.

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