Il Messaggero (G.Lengua) – Il momento più triste dopo Roma-Napoli è stato quando Abraham con il volto abbattuto seduto accanto ad Osimhen fuori l’Olimpico si è fatto consolare: “Hai reso triste lo spogliatoio con il tuo gol“, gli ha detto con lo sguardo malinconico.
Tammy è deluso perché non riesce a fare quello che al collega azzurro riesce con estrema facilità (4 gol e un assist in sette partite in Serie A) oltre che dai risultati della squadra. La palla, quando gli arriva, non vuole entrare in porta e lui soffre come tutti gli attaccanti che fanno del gol la loro ragione di vita. Ne aveva segnati ben 27 in totale lo scorso anno, ora le prime battute di inizio stagione non fanno presagire nulla di buono: sono 12 le gare in cui non è andato a segno, 9 di campionato e 3 di Europa League.
Le uniche in cui c’è riuscito sono quelle contro Juve e Empoli. E non è un caso che in entrambi i casi, l’assist sia stato di Dybala. Un’involuzione inaspettata perchè solitamente ad essere complicato per un calciatore straniero è il primo impatto in un nuovo campionato, non il secondo. Poi, ci sono momenti di appannamento come ha spiegato Mourinho: “È la vita dei giocatori succede che in determinati momenti accadono questo tipo di situazioni“. Le ultime prestazioni rischiano anche di allontanarlo dalla nazionale inglese ed escluderlo dal Mondiale.
Era riuscito a ritrovare la fiducia di Southgate, ma nelle ultime partite di Nations League è rimasto in panchina. C’è un dato, pero, oltre quello degli xG (4,8), che lascia ben sperare: anche lo scorso anno all’11a giornata era a quota 2 in campionato. In Coppa no, ma gli avversari in Europa League sono di livello più alto di quelli in Conference. Il vero problema è che le attese erano differenti: tutti pensavamo che avrebbe ripreso da dove aveva concluso e inece l’involuzione appare oramai evidente. Il tempo stringe: Mou e alla Roma serve il vero Tammy.