A Roma la cura Mourinho è senza difesa

La Gazzetta dello Sport (A. Pugliese) – Che ci abbia costruito su molti dei suoi 25 trofei non solo è realtà, ma quasi una verità assoluta, per qualcuno anche dogmatica. Nei suoi 22 anni di carriera le squadre di Mourinho si sono sempre basate sulla tenuta difensiva, sull’ermeticità, sui pochissimi gol subiti.

Un dogma, appunto, che ha perso però in parte sostanza negli anni. Fino ad arrivare proprio alla Roma attuale, che da questo punto di vista è la sua peggior creatura di sempre, Manchester United permettendo. Già, perché i numeri parlano chiaro e spesso e volentieri regalano anche delle verità.

E in questi 22 anni di carriera una sola volta Mou ha preso più gol – come media a partita – rispetto alla stagione attuale: nel 2018-19, alla guida dei Red Devils, quando fino all’esonero lo United subiva una media di 1,46 gol a partita (35 reti prese in 24 partite). La Roma attuale gira invece a 1,39 (25 reti in 18 gare disputate), a stretto giro di posta però con la stagione più nefasta dell’allenatore portoghese.

Al netto degli evidenti errori arbitrali in cui è incorsa, alcune delle difficoltà attuali della Roma si annidano proprio in questi numeri qui. Perché una squadra di Mourinho non può prendere quasi un gol e mezzo a partita, c’è qualcosa che non torna. L’altra brutta stagione, in tal senso, Mou l’ha vissuta invece nel 2015-16, nell’ultima della sua esperienza-bis al Chelsea, quando subiva 1,28 gol a gara (32 in 25 partite).

E allora perché la Roma prende così tanti gol? Prima di tutto c’è da dire che i numeri sono ovviamente condizionati dalla crisi vissuta negli ultimi 20 giorni, in cui i giallorossi hanno preso 8 gol in due partite dal Bodo Glimt in Conference League ma anche due reti dal Milan e tre dal Venezia (che in precedenza ne aveva segnate appena 8 in 11 gare di campionato).

Una spiegazione potrebbe essere l’equilibrio, che spesso manca nella Roma, soprattutto nella seconda parte di gara, quando ai giallorossi è capitato di sbilanciarsi per andare a recuperare una partita o per provare a vincerla. Di certo un’attenuante è l’assenza di Smalling, che doveva essere il centrale dominante della difesa. Meno quella di Spinazzola, perché il terzino azzurro ti dà tantissimo in fase offensiva, ma non è un mostro di efficacia in quella difensiva. Pesa invece la mancanza di cambi sugli esterni, con Karsdorp e Vina che hanno riposato poco, arrivando poco lucidi ad alcune gare.

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