Pagine Romaniste (M. Stagliano) – Sul pasticcio Diawara è scesa una vera e propria cortina di silenzio, quantomeno da parte della stampa e delle radio romane, probabilmente indotto da improvvide dichiarazioni del Presidente Sandulli, chiamato a giudicare sul ricorso proposto dalla società giallorossa alla Corte Sportiva d’Appello.
È comprensibile un certo scoramento ed un diffuso pessimismo, che aveva colpito anche lo scrivente, e questo probabilmente aveva indotto all’oblio.
Qualche tifoso della Roma, di quelli tignosi, che “nun ce vonno sta’”, però, ha pensato bene di ignorare il pre-giudizio (nel senso di giudizio anticipato) del Presidente Sandulli nella nota intervista ad un’emittente napoletana e, con argomentazioni giuridiche assolutamente condivisibili e confacenti alla vicenda, dopo avermi cercato al telefono, ha ritenuto di espormi il suo pensiero.
Ammetto di essere rimasto sorpreso, ma dopo un’analisi di quanto sostenuto, credo sia obbligatorio rappresentarlo pubblicamente, sperando di portare un contributo, o un barlume di speranza, per recuperare quel punto importantissimo, tolto per una leggerezza di un dipendente.
In breve, questo quanto mi ha scritto nella mail Adriano Micali: “Egregio avvocato Stagliano, sono un tifoso della Roma e, come tale, mi permetto di disturbarLa in quanto so che anche Ella lo è, dato che seguivo con grande interesse i suoi interventi durante la trasmissione “La signora in giallorosso”. Non comprendo come mai non si parli mai del ricorso avverso la sconfitta della Roma decretata in ordine all’incontro con il Verona. Sembra che tutti siano convinti che non vi sia alcuna possibilità che il gravame venga accolto. E invece – a mio sommesso avviso – le possibilità, anzi le probabilità, sono elevate. Ritengo, infatti, che la sanzione inflitta contrasti palesemente con il principio della necessità della proporzione tra la previsione della violazione e quello dell’entità della relativa pena. Come Ella può insegnarmi, il principio – che è un’applicazione di quello di ragionevolezza delle disposizioni di legge – è stato più volte riaffermato dalla Corte costituzionale e deve essere ritenuto applicabile non solo nell’ambito del diritto penale, ma anche alla materia disciplinare (ad esempio per i dipendenti pubblici) e vincola l’interprete in qualunque materia si versi e anche ove si tratti di disposizioni regolamentari o di diritto sportivo, del quale Ella è esperta. Desidererei, pertanto, conoscere il Suo autorevole parere, se ritenga che nella specie la sanzione irrogata sia sproporzionata rispetto alla violazione, meramente formale, di lievissima entità e commessa per errore e senza dolo. Se anche Ella ritenga che l’argomento possa esser dedotto quale motivo di ricorso”.
Il principio di ragionevolezza e di proporzionalità tra la mancanza e la sanzione, principio fondamentale del nostro ordinamento che non può essere ignorato neanche dalla Giustizia endofederale.
Il tifoso voleva il mio parere e, per quel che conta, LO CONDIVIDO TOTALMENTE.
Certo, a condividerlo dovranno essere i Giudici della Corte Sportiva d’Appello; convincere loro sarà onere dell’amico Antonio Conte (l’Avvocato, non l’allenatore).
Mi è parso, però, opportuno raccogliere l’invito del tifoso, sperando che la discussione possa svilupparsi anche sui media di tutti i tipi.